Cyberguerra, Obama sarà hacker-in-chief. Mr Google: “Attenti alla Cina”

Pubblicato il 4 Febbraio 2013 - 16:09| Aggiornato il 26 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

SAN FRANCISCO – Il 2013 sarà l’anno della cyber-guerra totale: lo pensano tutti, lo scrive una delle voci più autorevoli della Rete, il presidente di Google, Eric Schmidt, nel suo ultimo libro The New Digital Age. Il libro è atteso per i primi di aprile ma ampi stralci sono anticipati dal Wall Street Journal. Il nemico pubblico numero uno in questa guerra invisibile, secondo Mr Google sarà la Cina.

“La disparità tra aziende cinesi e americane e tra le loro tattiche – avverte Schmidt – metterà sia le imprese che il governo Usa in una condizione di netto svantaggio” perché “gli Stati Uniti non prenderanno la stessa strada dello spionaggio corporate digitale, essendo le loro leggi molto più severe” ed essendo questo tipo di competizione sleale in contrasto col senso americano di fair play. “Si tratta di una differenza non solo del sistema legale ma anche dei valori” secondo Schmidt.

La Cina, aggiunge Mr Google, è il “più attivo ed entusiasta censore (filterer) di informazioni al mondo, ed anche il più sofisticato e prolifico hacker di aziende straniere”. Le preoccupazioni di Schmidt nascerebbero anche dal grande balzo compiuto negli ultimi tempi dalle aziende tecnologiche cinesi, come la Huawei, che sarebbero, a suo dire, “la prima linea del processo di espansione della sfera di influenza digitale cinese”.

Sarà, ma è quantomeno singolare che le anticipazioni del libro di Schmidt giungano a pochi giorni dalle rivelazioni delle due principali testate americane, il New York Times e lo stesso Wall Street Journal, che denunciano un attacco hacker da parte dei cinesi per via di alcuni articoli scomodi per la Repubblica Popolare.

In più il libro di Schmidt tralascia di ricordare il forte interventismo proprio della Casa Bianca sul fronte della cyberwarfare. L’episodio più clamoroso fu quello di Stuxnet, il virus che bloccò le turbine di una centrale nucleare iraniana e che lo stesso New York Times attribuì a mani americane.

Ed è sempre un caso che le anticipazioni del libro di Schmidt escano in contemporanea con un’altra svolta: fino ad ora il potere di comandare azioni di guerra digitale era distribuito in modo non del tutto chiaro tra il Pentagono e le varie agenzie di intelligence. Ma ora il comando, come per le forze armate passerà nelle mani del presidente: Obama diventerà hacker in chief e al suo servizio ci sarà un nuovo dipartimento del Pentagono, il Cyber Command, che si prepara a reclutare altri 4 mila nuovi esperti di informatica.