Da Cuba agli Usa su una barca di alluminio: sopravvivono bevendo urina e sangue

di Redazione Blitz
Pubblicato il 7 Ottobre 2014 - 10:49 OLTRE 6 MESI FA
Da Cuba agli Usa su una barca di alluminio: sopravvivono bevendo urina e sangue

Alain Izquierdo

ROMA – In 32 su una barca fatta a mano di metallo, per scappare da Cuba e raggiungere la Florida. Costretti, per sopravvivere, a bere la propria urina e il proprio sangue raccolto con siringhe. E’ una storia di emigrazione, ma stavolta non viene dal Mediterraneo, ma dagli Stati Uniti.

Una legge americana dice che i cubani che riescono a raggiungere il suolo degli Stati Uniti diventano automaticamente cittadini. Ma negli anni la Guardia costiera americana ha praticamente chiuso quello spicchio di mare che separa Cuba dalla costa della Florida.

E ora i disperati che fuggono dal regime dei fratelli Castro fanno un itinerario ancora più temerario: navigano le acque da Cuba all’Honduras e una volta arrivati qui si spingono via terra fino agli Usa attraverso il Messico.

L’ultima storia, una delle tantissime, ha nomi, facce e dettagli, anche crudi, perché uno dei sopravvissuti è riuscito a raccontarla una volta raggiunta la Florida. Non tutti però ce l’hanno fatta: erano in 32, 6 sono dispersi, 11 sono morti. Ecco la storia di Alain e degli altri raccolta da La Stampa:

Alain Izquierdo, un macellaio trentenne di L’Avana, ha tentato proprio questa fuga, insieme ad altri 31 compagni. Sono partiti all’inizio di agosto da Manzanillo, a bordo di una imbarcazione rudimentale in alluminio che avevano costruito loro stessi, con un motore diesel Hyundai per auto collegato ad un’elica. Il motore si è rotto dopo due giorni di navigazione, lasciando i disperati a bordo in balia delle correnti.

Sei di loro si sono tuffati con i salvagenti, cercando di tornare a nuoto verso Cuba, ma da allora sono dispersi. Gli altri sono rimasti a bordo, sperando di essere soccorsi. Le navi da crociera, secondo Alain, li hanno avvistati in varie occasioni, ma non si sono mai fermate. Per sopravvivere hanno cominciato a bere la propria urina, e alcuni hanno usato delle siringhe per estrarre il loro sangue e ingerirlo.

Queste persone sono diventate rapidamente deboli, e undici di loro sono morte disidratate. Quando tutto sembrava perduto, a 240 chilometri dalla costa dello Yucatan un peschereccio messicano ha visto l’imbarcazione con i sopravvissuti e li ha soccorsi.

Una volta a terra sono stati brevemente detenuti, curati, e poi hanno ripreso il viaggio verso gli Usa. Alain ora è arrivato nella casa dello zio in Florida, dove ha cominciato il nuovo capitolo della sua vita americana: “Sono triste – ha detto – per i miei compagni che non ce l’hanno fatta, ma felice di essere qui. Questa è una tragedia a cui nessun essere umano dovrebbe essere costretto”.