I diplomatici libici in fuga: fuggi fuggi da Pechino a Londra

Pubblicato il 21 Febbraio 2011 - 20:08 OLTRE 6 MESI FA

LIBIA – Fuggi fuggi di ambasciatori dalla nave di Muammar Gheddafi: diplomatici libici in tutto il mondo hanno defezionato unendosi a volte alle manifestazioni in strada che chiedono la fine del regime di Tripoli. Alle Nazioni Unite il numero due della missione della Jamahirya Ibrahim Dabbashi ha invocato un intervento internazionale contro quello che ha definito ”un genocidio”.

Parlando con i giornalisti all’Onu, Dabbashi ha chiesto una ‘no fly zone’ su Tripoli. Gheddafi ”se ne deve andare” perché ”ha dichiarato guerra al popolo libico”, ha detto il numero due della missione a cui si e’ unita nella protesta il resto della delegazione al Palazzo di Vetro. Le defezioni hanno fatto il giro del mondo: Cina, Regno Unito, Polonia, India, Indonesia, Svezia, secondo l’emittente pan-araba al Jazeera. Come il collega a Delhi Ali al-Essawi, sdegnato per l’uso di mercenari contro i suoi concittadini, l’ambasciatore libico in Bagladesh Ahmed Atiaal-Imam si e’ dimesso in segno di protesta contro il ”regime” e parlato di ”un massacro in atto”.

Atiaal-Imam si è detto pronto a tornare a servire il suo paese, ma solo ”quando il regime attuale sara’ rimosso”. A Londra, dove oggi l’ambasciatore è stato convocato al Foreign Office, nove dipendenti della missione sono scesi in strada a Knightsbridge per unirsi ai manifestanti che da giorni protestano contro Gheddafi. Tre dipendenti non diplomatici dell’ambasciata libica a Stoccolma hanno annunciato oggi in una lettera di essersi dimessi dai loro incarichi per protestare contro le violenze in Libia. Anche loro hanno parlato di ”genocidio”. Diplomatici con i manifestanti anche a Malta: almeno cinque oggi hanno abbandonato il posto di lavoro e si sono uniti a una protesta in corso fuori della missione: tra questi il primo segretario e il capo della sicurezza: ”Non ne possiamo piu”, hanno detto all’Ansa a La Valletta: ”Il nostro paese chiede la liberta”.