Dubai: i fantasmi dell’assassinio al-Mabhuh e l’omicidio quasi perfetto

Pubblicato il 16 Ottobre 2010 - 01:39 OLTRE 6 MESI FA

Ci vorrebbe il talento di un Le Carré o di un Graham Green per districare i nodi di questa storia. Per un momento la polizia di Dubai sembrava quasi avercela fatta ad aver trovato il nodo della matassa quello che avrebbe portato alla soluzione del caso. Poi tutto si è risolto in un buco nell’acqua.

L’assassinio di Mahmud al-Mabhuh ha destato scalpore. Fondatore dell’ala armata di Hamas, al-Mabhuh è stato trovato senza vita nella sua camera d’albergo nel gennaio scorso. All’inizio sembra una morte naturale, un arresto cardiaco, affianco al letto trovano delle medicine per la pressione. A seguito di qualche ulteriore ricerca, le autorità di Dubai giungono ad una certezza. L’uomo è stato ucciso, prima drogato, poi soffocato. Viene subito accusato il Mossad anche se non si ha la prova definitiva. Particolare interessante: nei giorni seguenti l’assassinio, Inghilterra, Irlanda e Australia, espellono diplomatici israeliani per protesta contro la fabbricazione di passaporti falsi. Il governo di Tel – Aviv protesta senza troppa energia.

Le analisi degli investigatori e la visione dei video dell’albergo dove ha avuto luogo l’omicidio rivelano agli investigatori che l’omicidio è stato organizzato da un team di 29 membri. Di tutti sono stati forniti gli identikit e i dati con cui hanno viaggiato. Delle richieste di cattura sono state inoltrate all’Interpol ma nessuno viene catturato. 26 dei 29 sospetti erano infatti entrati nella città-stato araba grazie a dei passaporti falsi.

Tra tutti questi fantasmi, la polizia di Dubai sembrava aver trovato un responsabile più concreto. Praticamente tutti i sospetti del caso avevano passaporti falsi, nominativi inventati. Tutti tranne uno, un inglese di una sessantina anni di nome Christopher Lockwood. Occhiali da vista, capelli bianchi, il nome di Lockwood è legato al camioncino che avrebbe trasportato gli assassini dall’albergo a crimine avvenuto.

Le tracce di Lockwood che conducono i poliziotti di Dubai in Inghilterra si rivelano interessanti. Al nome corrisponde un indirizzo a Londra. Inoltre, si scopre che Christopher Lockwood non è altri che Yehuda Lustig, un cittadino inglese che ha cambiato nome nel 1994. Lustig è inoltre il figlio di due ebrei nati in Palestina all’epoca del protettorato britannico. Per un attimo il cerchio sembra chiudersi. Lockwood, o meglio Lustig, inchioda infine Israele all’omicidio.

Ma nemmeno questa volta è come sembra. Yehuda Lustig non può essere dietro al crimine di Dubai, semplicemente perché Yehuda Lustig ha un alibi di ferro: è morto da quasi trent’anni. Lo dicono i necrologi e i bollettini di guerra: ucciso nel 1973 durante la guerra dello Yom Kippur da un razzo siriano.

Chiunque sia stato, Mossad o altri, la soluzione è ancora lontana e l’omicidio resta quasi perfetto.