Dzhokhar Tsarnaev, attentatore maratona Boston condannato a morte: ha 21 anni

di redazione Blitz
Pubblicato il 15 Maggio 2015 - 22:29| Aggiornato il 16 Maggio 2015 OLTRE 6 MESI FA
Dzhokhar Tsarnaev, attentatore maratona Boston condannato a morte

Dzhokhar Tsarnaev, attentatore maratona Boston condannato a morte

BOSTON – Dzhokhar Tsarnaev, il ventunenne attentatore della maratona di Boston, è stato condannato a morte. La sentenza è stata letta nell’aula della Corte federale di Boston alla presenza di Tsarnaev, dopo che i 12 giurati si sono riuniti per oltre 14 ore in camera di consiglio.

La pena capitale gli sarà inflitta attraverso una iniezione letale. A nulla sono valsi i ripetuti appelli per salvare la vita del giovane terrorista di origini cecene, che al momento dell’attentato aveva solo 19 anni. Tra questi, anche quello dei genitori di Martin Richard, il bimbo di 8 anni che insieme ad altre due persone perse la vita quel tragico 15 aprile 2013.

Il folle gesto fu portato a termine col fratello maggiore Tamerlan Tsarnaev, poi morto in uno scontro a fuoco con la polizia. Le vittime furono dilaniate dalle schegge di due pentole bomba imbottite di chiodi, due ordigni artigianali costruiti in casa.

A pesare sulla scelta della pena capitale, al posto dell’ergastolo, anche il fatto che solo tre giurati su 12 hanno ritenuto che Dzhokhar abbia agito sotto l’influenza della figura dominante del fratello, secondo la linea sostenuta dalla difesa. Sebbene alcuni di loro abbiano preso in considerazione l’attenuante della giovane età e quella dell’assenza di precedenti penali, sono prevalse le aggravanti: la premeditazione e la pianificazione dell’attacco, la crudeltà e l’efferatezza del crimine, l’uso di armi di distruzione di massa, l’aver causato la morte di un bimbo innocente, l’aver preso di mira un evento sportivo iconico, la maratona più antica della storia degli Stati Uniti.

Dzokhar ha ascoltato la lettura della sentenza senza mostrare alcuna particolare emozione, raccontano i testimoni. Eppure tra quelli che lo hanno visitato di recente in carcere c’è chi afferma che si sia pentito. E qualche giorno fa quella maschera di freddezza che fin dal primo momento ha contraddistinto il ragazzo si era per un attimo sciolta in lacrime, per la prima volta, quando in aula ha testimoniato una sua zia. Molto probabilmente sarà ora trasferito nel braccio della morte del penitenziario di Terre Haute, in Indiana. Lì attenderà la sua fine, che potrebbe arrivare anche tra qualche anno. Se fosse stato condannato all’ergastolo avrebbe passato il resto della sua vita in completo isolamento nel supercarcere di Florence, in Colorado, una sorta di inespugnabile Alcatraz dove si trovano i più pericolosi criminali d’America.

Per Amnesty Usa, “questa non è giustizia”. “Condanniamo l’attentato e piangiamo per le vittime. La pena di morte però non è giustizia. Alimenta la violenza e non impedisce che altri commettano crimini simili in futuro”, ha detto il direttore esecutivo Steven Hawkins, facendo notare la “vergogna” che il governo federale applichi la pena capitale mentre il Massachusetts l’ha abolita a livello di stato.

Proteste alle quali ha risposto il ministro della Giustizia americano, Loretta Lynch, che ha parlato di “giusta punizione per un crimine orrendo, un attentato codardo”. Parole che comermano quanto già sostenuto in Congresso dal neo ministro dell’amministrazione Obama, e cioè che quella capitale è una pena efficace.