Cominciata la guerra dei droni. Ecco come cambieranno i conflitti del futuro

Pubblicato il 16 Marzo 2010 - 08:32 OLTRE 6 MESI FA

L’esperto di difesa P. W. Singer del Brookings Institution racconta nella versione online del settimanale tedesco Die Spiegel alcuni retroscena riguardo ai celebri droni, i veicoli aerei militari pilotati a distanza, quelli che moli considerano la nuova frontiere dalla guerra moderna.

SPIEGEL: Mr. Singer, i droni stanno divenendo la nuova forma di combattimento?

SINGER: Fino a poco tempo fa, erano visti come qualcosa di anomalo. Oggi i droni, e la guerra robotica in generale, sono la normalità. Siamo passati da averne una manciata ai 7.000 di oggi. E gli Stati Uniti non sono i soli. Ci sono droni da altri 43 paesi, tra cui l’Inghilterra, la Germania e il Pakistan.

Spiegel: Stiamo entrando in una nuova era?

Singer: Sì. Possiamo paragonare l’impatto dei droni con l’invenzione della polvere da sparo, la stampa o l’aeroplano.

Spiegel: Si teme che i droni facciano diventare la guerra come un video game.

Singer: Detto così, è troppo semplicistico. Stiamo assistendo a un cambiamento nell’esperienza della guerra. L’atto di entrare in guerra comportava l’assunzione di grandi rischi. Potevi non tornare più a casa. Non vedere mai più la tua famiglia. Oggi è diverso. Ho sentito un pilota spiegarlo: vai in guerra per un’ora, poi prendi la macchina e torni a casa, e dopo due minuti siedi al tavolo della cucina e parli dei compiti dei bambini. E’ un’esperienza della guerra radicalmente diversa.

Spiegel: Un pilota di droni ha raccontato, in un’intervista allo Spiegel, che si soffre di stress e di traumi altrettanto forti che i normali soldati.

Singel: Certo, questo non significa che non assistiamo ad una nuova serie di fattori di stress. All’inizio, temevamo che i piloti non si preoccupassero di quello che stavano facendo. Ma si è rivelato piuttosto il contrario. A volte possono anche preoccuparsi troppo. Nelle unità remote [i piloti di droni, ndr] vediamo livelli di stress più alti che nei soldati in Afghanistan. Aumentano significativamente la fatica, i traumi nervosi, l’esaurimento.

Spiegel: Come si spiega lo stress?

Singer: Esistono diverse teorie riguardo ai motivi I piloti bombardieri tradizionali non vedono i loro obiettivi. Un operatore remoto vede l’obbiettivo ravvicinato, vede cosa accade durante l’esplosione e dopo. Fisicamente sei più lontano, ma vedi di più. Inoltre il drone è in servizio 24 ore su 24, sette giorni su sette, 365 giorni l’anno. La guerra non smette a Natale. E’ come essere pompiere nel paese che sta sempre bruciando, giorno dopo giorno dopo giorno. E’ fisicamente e emotivamente sfiancante.

Spiegel: Non è più semplice per i piloti di droni? Loro, in fondo tornano a casa ogni giorno.

Singer: No, c’è una sconnessione. Sei a casa, e due minuti dopo il tuo cervello cambia e pensi a giocare a football coi figli. Le unità di piloti di droni non hanno la stessa coesione che le unità tradizionali. La stessa unità condivide una medesima esperienza emotiva. Qui non c’è nessuna « fratellanza ».

Spiegel: Ma il punto non è che i piloti di droni sono fisicamente al sicuro? Questo non dovrebbe ridurre lo stress del combattimento?

Singer: Per niente. Tempo fa ho parlato ad un sergente dell’Air Force. Mi ha raccontato come, pilotando i droni, guardavano soldati americani farsi uccidere al suolo. Mentre potevano solo girare nell’aria e guardare.

Spiegel: Quali conseguenza ha la guerra dei droni per le nazioni che li guidano?

Singer: La guerra era solita essere una decisione molto seria. Oggi nemmeno si dichiara più ufficialmente. Non paghiamo più tasse di guerra, non compriamo obbligazioni di guerra. Oggi la si conduce senza dover avere a che fare con la conseguenza di mandare a morire i nostri figli. Cambia anche il modo in cui i politici pensano alla guerra. Le barriere della società contro la guerra stanno cadendo, e adesso anche la tecnologia le fa cadere.

Spiegel: Abbiamo superato il punto di non ritorno?

Singer: Il dibattito è appena cominciato a Washington. Vi sono somiglianze con altri momenti storici in cui non è stato più possibile tornare indietro. L’automobile nel 1909, il computer nel 1980, la bomba nucleare negli anni 40. Siamo oltre l’evoluzione. Questa è una rivoluzione. Ciò accade raramente nella storia. Questo sviluppo ci obbliga a porci domande che non ci siamo mai poste prima.

Spiegel: Quali domande?

Singer: Per esempio quella della relazione del pubblico alla guerra. La guerra dei droni è documentata, caricata su Internet, accessibile a tutti. Si trovano i video su Youtube. Sta trasformando la guerra in una forma di spettacolo. I soldati lo chiamano « war porn ». Vediamo di più, ma sentiamo di meno.