Ebola, codice rosso negli aeroporti. Rischio sbarco in Europa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Aprile 2014 - 14:23 OLTRE 6 MESI FA
Virus ebola (Foto Ansa)

Virus ebola (Foto Ansa)

ROMA – 118, questo il numero delle vittime per ebola in Africa. Il ceppo del virus, definito più cattivo rispetto agli ultimi anni, attivo in Guinea, ora minaccia l’Europa. L’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, ha lanciato l’allarme e il codice rosso è scattato negli aeroporti europei di Parigi, Bruxelles, Madrid, Francoforte e Lisbona, principali scali dei voli provenienti dall’Africa.

E’ la prima volta che scatta il codice rosso per gli aeroporti europei da quando, 40 anni fa, l’ebola fece il triplo salto: passando prima dai pipistrelli, alle scimmie e infine l’uomo. E adesso il virus si è rinforzato: da una letalità di sette su dieci colpiti, si è passati a nove su dieci. E adesso il virus, dopo anni in cui i contagi si registravano solo nelle campagne, colpisce anche nelle grandi città.

“L’attuale esplosione di focolai in Guinea e Liberia è tra le più difficili mai affrontate e potrebbe proseguire ancora per 3-4 mesi” ha dichiarato il vice direttore generale dell’Oms Keiji Fukuda.

“Sin dall’inizio – sottolinea Fukuda – l’Oms si è mobilitata ad ogni livello per prevenire nuovi casi, interrompere i contagi e la diffusione insieme a numerosi partners”.

Il bilancio dei contagi in Africa.

167 casi sospetti in Guinea (di cui 107 letali) e 25 nella vicina Liberia (undici i morti). Nella capitale della Guinea, Conakry, sono stati segnalati 22 casi.

“Ebola – dice Fukuda – è una malattia acuta, ma può essere controllata. Sappiamo come interrompere i contagi, anche se non esistono vaccini o farmaci contro il virus”.

Rischi per l’Italia?

“L’Italia non ha voli diretti con le capitali dei Paesi attualmente coinvolti dall’epidemia – spiega il presidente dei Microbiologi clinici italiani, Pierangelo Clerici – se da una parte è positivo, dall’altra è un fattore di difficoltà poiché passeggeri infetti potrebbero arrivare dagli scali europei. Sarebbe bene, quindi, che anche l’Italia iniziasse ad attivare misure di attenzione negli aeroporti e nei centri di prima accoglienza. La rete dei laboratori di microbiologia clinica in Italia comprende alcuni centri di riferimento con strutture di alto isolamento e capacità tecniche di diagnosticare tali patologie”