Egitto, scontri cristiani-musulmani: uccisa copta, tensione alle stelle

Pubblicato il 8 Marzo 2011 - 23:04 OLTRE 6 MESI FA

IL CAIRO – Una donna copta è  rimasta uccisa nei violenti scontri fra cristiani e musulmano esplosi martedì  al Cairo dopo tre giorni di proteste dei copti per il rogo della chiesa di venerdì ad Atfih.

Fonti ospedaliere dicono che la vittima è una donna. La tensione è altissima. I tafferugli sono scoppiati martedì sera nel quartiere povero, a maggioranza cristiana, di Moqattam, dove c’è stato il morto, dopo che migliaia di manifestanti copti si sono ritrovati per il terzo giorno consecutivo nello spiazzo antistante la radiotelevisione pubblica, mentre un gruppo di musulmani inscenava una protesta sotto gli uffici del governo, tirando nuovamente in ballo il caso di una giovane cristiana, sposata a un religioso copto, che sarebbe sparita dopo essersi convertita all’islam.

Le proteste si sono estese ad altre zone della capitale egiziana e alcuni copti hanno bloccato una strada a grande scorrimento dove, dicono testimoni, sono stati attaccati da musulmani. I militari hanno sparato in aria. Il primo ministro, Essam Sharaf, che già ieri si era recato alla televisione per incontrare i manifestanti, oggi aveva tentato di gettare acqua sul fuoco, rinnovando il suo impegno con copti e musulmani a cercare soluzioni.

Ahmed el Tayyeb, il grande imam di Al Azhar, il più prestigioso centro teologico sunnita, aveva condannato l’incendio della chiesa, dopo avere incontrato un vescovo copto. In quella che e’ ormai diventata una piccola Tahrir copta, i manifestanti, molti con croci di legno messe insieme artigianalmente, hanno predisposto tende e ammassato coperte perche’ non intendono lasciare lo spiazzo fino a quando non saranno realizzate le loro richieste.

Chiedono la ricostruzione della chiesa, il ritorno a casa delle famiglie cristiane scappate per le violenze di sabato scorso e il rilascio di un religioso copto, in carcere con l’accusa di avere falsificato i documenti di una giovane musulmana diventata cristiana. ”Il premier Sharaf aveva promesso di far rilasciare il vescovo Metaos, ma ancora non e’ successo. Noi rimaniamo qui finche’ la gente non può tornare a casa. Poi andremo davanti a un giudice e ci sara’ la pace”, racconta un prelato, Sila, che ha partecipato all’incontro di ieri col primo ministro.

Nel piazzale anche vari musulmani, come Mohamed e Ahmed, che hanno fatto le nottate in piazza Tahrir. ”Siamo qui per aiutare i cristiani. Devono potere tornare a casa e siamo anche disposti ad andare ad aiutarli a ricostruire la chiesa”, dicono mentre si avvicina un uomo più maturo che chiede perché non si faccia sentire il Papa e anche l’Ue. Si chiama Safwat e’ lavora in Borsa. ”Non lavoro dall’inizio della rivoluzione, ora c’è questa situazione, sto pensando seriamente di andarmene dall’ Egitto”, dice, mentre un giovane si avvicina mettendo in guardia i manifestanti che ”stanno arrivando” i dimostranti musulmani.