EgyptAir, trovati corpi e rottami. Allarme fumo, poi sparito

di redazione Blitz
Pubblicato il 20 Maggio 2016 - 22:02 OLTRE 6 MESI FA

Il CAIRO – Resti umani, rottami e valigie: il Mediterraneo restituisce le prime prove del disastro aereo EgyptAir. L’aereo decollato mercoledì sera con 66 persone a bordo dallo scalo parigino di Roissy Charles de Gaulle e mai giunto al Cairo, si è inabissato. Poco prima di scomparire dai radar però le apparecchiature di bordo avrebbero registrato un allarme fumo in cabina.

Lo fa sapere la Cnn citando fonti egiziane. La notizia è riportata anche dal sito specializzato di aeronautica The Aviation Herald, che pubblica gli ultimi dati ricevuti da “tre canali indipendenti dal sistema Acars, (Aircraft communications addressing and reporting system)” secondo i quali vi era appunto un allarme fumo e quindi un possibile incendio in uno dei gabinetti dell’aereo.

Resti umani, due sedili e alcune valigie sono stati intanto ritrovati a qualche centinaia di km a Nord dell’Egitto. Restano però ancora nascoste sui fondali le scatole nere, e con loro la verità sulle reali cause dell’incidente.

Torna così l’incubo terrorismo sui cieli del Mediterraneo. Le autorità egiziane e francesi non si sbilanciano, mantenendo cautela ma il timore diffuso è che possa essere stata una bomba a fare esplodere l’aereo. Un’esplosione improvvisa ad alta quota, 11mila metri, documentata peraltro dal video amatoriale di alcuni pescatori greci che nella notte hanno ripreso la “palla di fuoco” che lentamente cadeva verso l’acqua.

Per ora di certo c’è il ritrovamento di “rottami dell’aereo, oggetti personali dei passeggeri, parti di corpi di vittime, valigie e sedili” annunciati da Egyptair e forze armate egiziane a circa 290 km a nord di Alessandria. Il mare viene osservato anche da aerei che decollano da Sigonella e in due o tre giorni è atteso in zona un ricognitore francese con sonar e altri macchinari utili alla ricerca delle scatole nere, fondamentali per capire cosa sia successo al volo MS804, sparito dai radar verso le 2:45 di giovedì e inabissatosi dopo misteriose virate.

Il ministro degli Esteri francese Jean-Marc Ayrault ha detto che per il momento non c’è “alcuna indicazione” valida per privilegiare qualche ipotesi. “Certamente non si può escludere che si sia trattato di un attentato terroristico”, ha constatato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni basandosi su quanto risulta evidente e ripetuto dal governo francese.

L’Airbus A320 è caduto senza lanciare Sos in condizioni meteorologiche ottimali. A differenza di quanto avvenuto con il charter russo esploso in volo sul Sinai a fine ottobre, quando l’Isis rivendicò la bomba dopo cinque ore, a quasi due giorni dal disastro nessuna organizzazione terroristica si è fatta viva per firmare la tragedia dell’Egyptair. La presidenza egiziana, nel formulare condoglianze ai parenti delle vittime, ha parlato di “deplorevole incidente”, sebbene i giornali governativi del Cairo gridino a un complotto ordito per colpire i rapporti politico militari tra Egitto e Francia.

Secondo tre responsabili per la sicurezza europea, nessuno dei passeggeri compariva nella lista internazionale di potenziali terroristi. La pista terroristica però viene di fatto seguita con controlli allo scalo di decollo dell’Egyptair, l’immenso Roissy-Charles-de-Gaulle, a caccia di un’ipotetica complicità tra un terrorista e un dipendente del personale di terra dell’aeroporto parigino nonostante l’impianto sia già sottoposto ad ispezioni a tappeto dopo gli attentati di Parigi, a novembre, e di Bruxelles, a marzo e per il rispetto degli standard europei di sicurezza, considerati “i più alti al mondo”.

Fra gli elementi emersi in mare c’è anche una macchia di carburante rilevata da uno dei satelliti dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea. Le informazioni vengono vagliate da una commissione d’inchiesta egiziana che collabora con inquirenti francesi e un esperto del gruppo Airbus: a guidare le indagini c’è l’alto funzionario egiziano che si occupò del charter russo.