Epatite acuta nei bambini, forse connessione con il Covid anche se adenovirus resta primo sospettato

Continuano le segnalazioni nel mondo. La Gran Bretagna sembra puntare all’adenovirus, come causa, ma diverse ricerche guardano il Covid.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Maggio 2022 - 11:14 OLTRE 6 MESI FA
Epatite acuta bambini

Epatite acuta nei bambini, forse connessione con il Covid anche se adenovirus resta primo sospettato (foto ANSA)

Continuano le ricerche degli esperti per identificare la causa dell’epidemia di epatite grave sconosciuta che sta colpendo i bambini di tutto il mondo. Da aprile sono stati registrati circa 350 casi nei piccoli in 21 Paesi e per almeno 26 di loro sono stati necessari trapianti di fegato, secondo l’aggiornamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) della scorsa settimana.

Epatite acuta nei bambini, adenovirus primo sospettato 

La teoria principale è che la malattia sia innescata dall’adenovirus – il virus che può causare il comune raffreddore – al quale la maggior parte dei pazienti, ma non tutti, è risultato positivo. Secondo l’Oms, la presenza dell’adenovirus è stata riconosciuta nel 70% dei casi finora noti.

Connessione con il Covid?

Se l’adenovirus resta il primo sospettato, nella lista delle possibili cause c’è anche il Covid-19. A fare il punto è la rivista The Lancet Infectious Diseases. Il periodo di isolamento dovuto alla pandemia potrebbe avere indebolito le difese immunitarie di molti bambini a causa della mancanza di mescolanza sociale.

Dato che gli adenovirus sono molto comuni e che anche in passato sono stati identificati in concomitanza con casi di epatite in bambini dalle difese immunitarie indebolite, si sospetta che questa possa avere un legame con l’isolamento.

Un’altra ipotesi è che la ripresa dei contatti sociali al termine delle restrizioni possa avere spinto una maggiore circolazione degli adenovirus o anche che un ceppo mutato di adenovirus si sia evoluto per diventare più grave.

Le altri ipotesi

C’è anche chi ritiene possibile che sia una vecchia infezione da Covid a scatenare l’epatite. L’attenzione degli scienziati si è concentrata sull’adenovirus del sottotipo 41F, rilevato in alcuni casi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, che però non è noto per attaccare il fegato.

È possibile che i bambini, molti dei quali sono troppo piccoli per essere vaccinati, possano aver avuto in precedenza infezioni da Covid lievi o asintomatiche passate inosservate, spiegano i ricercatori. Se così fosse, le particelle persistenti del coronavirus nel tratto gastrointestinale potrebbero indurre il sistema immunitario a reagire all’adenovirus 41F in modo eccessivo, con elevate quantità di proteine ​​infiammatorie che alla fine danneggiano il fegato.

“Questa è solo un’ipotesi, non ci sono dati a sostegno di questo ed è per questo che è così importante che il test Covid, fra gli altri test, venga eseguito sistematicamente sia per rilevare l’infezione passata che una presente e per tutti i bambini, in modo da poter fare confronti tra i casi segnalati in diversi Paesi”, ha precisato Philippa Easterbrook dell’Oms.

C’è poi chi ritiene possibile che un’infezione simultanea, provocata dal SarsCoV2 o da un altro patogeno, oppure l’esposizione a una tossina, a un fattore ambientale, o ancora l’assunzione di un farmaco, possano avere alterato la risposta dell’organismo all’infezione da adenovirus.