Escozul: il veleno di scorpione per curare il cancro che alimenta dubbi e false speranze

Pubblicato il 18 Novembre 2010 - 19:42 OLTRE 6 MESI FA

Quando si parla di patologie tumorali le speranze possono trasformarsi rapidamente in cocenti delusioni. Una premessa dovuta prima di affrontare il caso dell’Escozul, il veleno di scorpione che sarebbe in grado di curare il cancro, sta scuotendo non solo l’ambiente medico, ma anche i tanti malati ed i loro familiari che tentano di vincere la malattia.

Escozul è il nome dato da un’azienda farmaceutica cubana a un prodotto che sembrerebbe svolgere un’azione antitumorale. Il condizionale è d’obbligo in quanto tale effetto non è stato certificato da studi scientifici riconosciuti a livello internazionale. Sul sito internet dell’azienda (www.labiofam.cu), il prodotto è inserito proprio fra gli antitumorali per le sue “proprietà terapeutiche”. Il prodotto, si legge nel sito, “può essere utilizzato sul paziente oncologico al fine di migliorare la qualità della vita per via del suo effetto analgesico, antiinfiammatorio e antitumorale”.

Escozul è una sostanza naturale derivata dal veleno dello scorpione azzurro, tipico delle acque caraibiche. La storia del farmaco comincia nel 1985, quando il biologo cubano Misael Bordier ne ha descritto per primo le proprietà. I medici cubani sostengono che il prodotto abbia effetti antidolorifici e antiinfiammatori, oltre a rappresentare un coadiuvante in caso di cancro. Proprio quest’ultimo punto è il più controverso. Nella descrizione del prodotto, la Labiofam afferma: “Al momento possiamo affermare con certezza che non si sono registrati effetti collaterali nei casi trattati con il nostro prodotto. La sopravvivenza dei pazienti che hanno utilizzato il trattamento in un periodo compreso fra i 5 e gli 8 anni è del 15,63%. Nell’89,55 per cento dei casi inoltre i pazienti trattati mantengono una buona qualità della vita”.

Nel corso dell’ultimo congresso internazionale promosso proprio dalla Labiofam all’Avana, un’intera sessione è stata dedicata alle “Evidenze sperimentali in colture cellulari del carcinoma della cervice uterina. Effetto citotossico selettivo del veleno di scorpione endemico di Cuba rophalorus junceus”.

Nel complesso, l’azienda parla di 60 mila pazienti trattati che hanno mostrato miglioramenti sensibili in termini di sopravvivenza, controllo del dolore e remissione della malattia, in particolare nei casi di tumore al seno, al cervello, al polmone e al colon. Tuttavia, aggiungono prudentemente gli specialisti cubani, l’introduzione nella terapia antitumorale dell’Escozul non può essere associata in alcun caso all’abbandono dei trattamenti chemioterapici.

L’Escozul agirebbe limitando l’angiogenesi, ovvero la formazione di nuovi vasi sanguigni determinata dalla crescita del tumore, inibendo nel contempo le proteasi, gli enzimi cellulari. La comunità scientifica manifesta scetticismo, sostenendo che la mancanza di studi certificati esclude la possibilità di verificare l’azione reale del prodotto, e quanto determinati miglioramenti non siano invece frutto della terapia standard.

Il dott. Carlo Pastore, intervistato da Clandestinoweb, dichiara: “Tra i miei pazienti oncologici ho ad oggi 10 pazienti che assumono Escozul, avendolo autonomamente reperito a Cuba e impiegando la posologia prescritta dai medici cubani. Difficile dire quanto i loro miglioramenti dello stato di salute dipendano da Escozul poiché eseguono con me anche chemioterapia antitumorale, ipertermia e un’adeguata terapia di supporto. Il paziente che assume Escozul da più tempo poi lo assume da circa due mesi; ancora troppo presto per poter verificare mediante la diagnostica per immagini l’andamento della malattia”.

Al di là della giusta prudenza in ambito scientifico per i pazienti e per chi soffre al loro fianco si tratta dell’ennesima speranza di un trattamento antitumorale che pare possedere le caratteristiche della miracolosità, il che lo rende oggetto di un’attenzione tutta particolare. Il quotidiano Repubblica riferisce di veri e propri viaggi della speranza verso L’Avana per portare a casa il prodotto, e raccoglie la testimonianza di uno dei nostri connazionali che si è recato presso la sede dell’Escozul. Si tratta di un uomo di 40 anni che tenta di salvare la madre da un tumore al polmone. La donna si era ammalata di cancro al seno nel 1990 e dopo 17 anni ha avuto una recidiva: “E’ stata bene per 17 anni. Poi, nel 2007, ha avuto una recidiva al polmone. Dopo tanto tempo era sicura di avercela fatta e invece gli specialisti hanno confermato che si tratta di una metastasi, cioè delle stesse cellule tumorali di diciassette anni fa”.

La donna ha dovuto interrompere momentaneamente la chemioterapia perché il corpo non era più in grado di sostenerla, e nel frattempo ha cominciato ad utilizzare il prodotto cubano: “Circa tre settimane fa mia madre ha iniziato il trattamento con Escozul. Cinque gocce sublinguali da assumere ogni otto ore. Come primo riscontro c’è il fatto inconfutabile che mia madre ha più energie, non sta a letto come prima. È chiaro, non so dire se dipende dalla chemio sospesa o dal farmaco cubano. Abbiamo anche fatto il prelievo per i markers tumorali, ma ancora non abbiamo avuto i risultati, forse da questi esami potremmo avere una risposta più attendibile”.