Facebook non rispetta la privacy. Gli utenti insorgono e minacciano di abbandonare il sito

Pubblicato il 19 Maggio 2010 - 16:35 OLTRE 6 MESI FA

Mark Zuckerberg, fondatore del social network

Si moltiplicano le iniziative di protesta contro Facebook, il più importante e conosciuto social network del pianeta. Dagli Stati Uniti sono infatti partite alcune campagne che propongono la chiusura dei profili degli utenti all’interno del sito internet.

La contesa ruota intorno alla privacy. A gennaio il social network ha deciso di mettere fine all’era della privacy, inviando una mail a tutti gli utenti dove venivano spiegati tutti i cambiamenti sulla privacy degli utenti. Ma un mese fa il sito internet ha deciso di rendere pubblici in rete tutti i dati personali degli utenti che non hanno chiesto esplicitamente e nei tempi previsti il diritto alla riservatezza. E questo ha mandato su tutte le furie gli americani, che hanno riscoperto il valore della riservatezza.

Se in un primo tempo l’allarme è stato lanciato dai blog e dai guru della rete, ora anche i politici americani e le authority iniziano a preoccuparsi per la tutela dei dati personali su Facebook. Sul web si moltiplicano le proposte di boicottaggio. La prima a proporre la chiusura dei profili è stata MoveOn.org, l’associazioni dei militanti della sinistra radicale Usa, seguita da FacebookProtest.com che chiede agli internauti di abbandonare la rete fondata da Mark Zuckerberg entro il 6 giugno. QuitFacebookDay.com, un sito paradossalmente raggiungibile proprio attraverso Facebook, invita gli utenti sociale a cancellare il loro profilo il 31 maggio e nella giornata di ieri erano 5.230 le persone disponibili a farlo. Poca roba rispetto ai nuovi 12 milioni di utenti registrati in tutto il mondo nel solo mese di maggio.

Zuckerberg e i suoi collaboratori hanno dichiarato di non essere insensibili al problema. Un portavoce della società ha infatti ammesso che sono allo studio soluzioni al problema privacy. E in rete si trovano già applicazioni realizzate da sviluppatori indipendenti che semplificano le procedure di tutela dei dati personali. Facebook non le autorizza ma, in realtà, neppure le condanna.

Intanto Wired, la conosciutissima rivista di tecnologia, ha definito Facebook «azienda canaglia» che cambia in corsa le regole del gioco esclusivamente per scopi di lucro. La rivista si augura che qualcuno decida di fare seria concorrenza al social network. E quattro allievi della New York University l’hanno fatto. Hanno raccolto 150 mila dollari e hanno lanciato il “progetto Diaspora”, un nuovo social network che sbarchera in rete in autunno e che lascerà solo agli utenti il controllo dei dati personali.