Fazil Say, “Mozart turco”, condannato per dei tweet contro l’islam

Pubblicato il 15 Aprile 2013 - 20:22| Aggiornato il 16 Gennaio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ANKARA – Fazil Say, il “Mozart turco”, è stato condannato dal Tribunale di Istanbul a dieci mesi per dei tweet ironici sulla religione musulmana ritenuti blasfemi. Say, 43 anni, pianista e compositore di fama mondiale, è ateo dichiarato e di sinistra. E’ accusato di ”insulti ai valori religiosi di una parte della popolazione”. Eviterà il carcere solo se non ripeterà il reato nei prossimi cinque anni. Rischiava un anno e mezzo di prigione.

In Turchia, ma anche all’estero, il ‘caso Say’ è considerato emblematico del degrado della libertà di espressione in Turchia sotto il governo del premier islamico Recep Tayyip Erdogan, al potere dal 2002.

Dopo la sentenza la Commissione europea si è detta ”preoccupata” e ha invitato Ankara, dal 2005 in trattative di adesione con l’Ue, al ”pieno rispetto della libertà di espressione”.

Say, ateo dichiarato e di sinistra, aveva denunciato il processo come una ”causa politica” voluta dal partito Akp di Erdogan, accusato dall’opposizione laica di avere un piano occulto di re-islamizzazione del Paese.

Il pianista ha detto di essere ”molto triste per una decisione di giustizia resa in nome del mio Paese. Al di là della mia persona è un condanna inquietante per la libertà di pensiero e d’espressione in Turchia”.

Nei tweet ritenuti blasfemi Say aveva fra l’altro ironizzato sulla chiamata sbrigativa alla preghiera di un muezzin di una moschea di Istanbul: ”22 secondi…: come mai tutta questa fretta? Un’amante? Il Raki? (l’alcol all’anice turco, ndr)”.

E sul paradiso islamico, citando il grande poeta persiano del 1100, Omar Khayyam: ”Tu dici che fiumi di vino scorrono in Paradiso: per te è un’osteria celeste? E che due vergini vi attendono ogni credente, vuoi dire che il Paradiso è un bordello celeste?”.

Tre attivisti islamici lo avevano denunciato e la procura di Istanbul lo aveva incriminato, con grande soddisfazione dei religiosi conservatori, e preoccupazione invece nella Turchia laica e liberal per il clima considerato di crescente intolleranza, denunciato dallo stesso Say.

Il pianista, che ha suonato con le più importanti orchestre del mondo, è da tempo nel mirino di attivisti e zeloti musulmani, che lo coprono di denunce e insulti. Samil Tayyar, deputato del partito Akp di Erdogan, ha detto che sua madre ”era uscita da un bordello”.

Nel 2007 Say si era fatto nuovi nemici nella destra religiosa con un Requiem composto per il poeta Metin Altiok, bruciato vivo con altri 35 intellettuali della minoranza alevita da una folla di integralisti musulmani a Sivas nel 1993, dopo essere stato censurato dal ministero della cultura di Ankara. ”E’ come l’inquisizione”, ha detto del processo contro Say lo scultore Mehmet Aksoy, ”vietano tutto quello che spinge la gente a ridere o a pensare”.

Molti artisti e intellettuali si sono schierati al suo fianco, come pure 103 deputati tedeschi. Il musicista non ha escluso di auto esiliarsi in Giappone. ”Sono forse il primo al mondo processato per essersi dichiarato ateo”.