Filippine/ Eugenio Vagni è stato liberato dopo sei mesi di sequestro. “Sto bene ma ho avuto paura di essere decapitato”

Pubblicato il 11 Luglio 2009 - 19:52| Aggiornato il 12 Luglio 2009 OLTRE 6 MESI FA

Eugenio Vagni, l’operatore della Croce Rossa Internazionale sequestrato sei mesi fa dai ribelli di Abu Sayaf nelle Filippine, e’ stato liberato nel sud delle Filippine.

Il volontario toscano, 62 anni, della Croce Rosse internazionale era stato rapito il 15 gennaio nell’isola di Jolo. Insieme a lui erano stati presi in ostaggio due suoi colleghi, la filippina Mary Jean Lacaba e lo svizzero Andreas Notter, liberati rispettivamente il 2 e il 18 aprile.

Vagni è stato portato in una caserma dei marines filippini da un uomo politico locale che aveva mediato con i guerriglieri. Da lì ha potuto telefonare alle autorità italiane e poi alla famiglia. Alla moglie filippina Khwanruean Phungket, che da un mese è nel suo Paese assieme ai due figli per seguire più da vicino le trattative, ha detto di star bene.

Successivamente è stato trasferito in ospedale per una serie di controlli. E’ dimagrito e provato ma «sta sorprendentemente bene considerando il numero di giorni che ha trascorso prigioniero», ha riferito Anastasia Isyuk, portavoce della Croce rossa.

Lui stesso lo ha confermato dicendo: «I miei sequestratori mi hanno trattato bene, ma ho avuto paura di essere decapitato». Il volontario della Croce rossa ha raccontato che i rapitori lo hanno curato quando ha contratto il colera e gli evitavano il trasporto di pesi quando era stanco. Nel descrivere la sua prigionia ha però ammesso di avere vissuto con il timore costante di essere ucciso. «Ho immaginato spesso la mia testa in un grande cesto».

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha precisato che il volontario italiano è stato liberato senza alcuna operazione militare: «Ho fatto presente al ministro degli Interni delle Filippine – ha detto – che ritenevamo pericoloso in quelle condizioni effettuare un blitz che non c’è stato neanche per la liberazione degli altri ostaggi».

Il ministro degli Esteri ha spiegato inoltre che «nei confronti dei sequestratori è prevalso un messaggio» che li ha fatti sentire “isolati”. Frattini ha anche riferito che durante la sua prigionia l’ostaggio «è stato spostato più volte». Ed esprimendo la sua soddisfazione, il titolare della Farnesina ha ringraziato le autorità di Manila per il loro operato.

Per la famiglia Vagni è finito un incubo, come ha sottolineato a caldo il fratello del volontario, Francesco: «Ho pianto, una, due volte. Così mi sono liberato da un incubo, quando dalla Farnesina, alle 19.30 in punto mi hanno detto che Eugenio era libero e stava bene».