Francesca Immacolata Chaouqui, chi è: L’Espresso racconta

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Novembre 2015 - 11:52 OLTRE 6 MESI FA
Francesca Immacolata Chaouqui, chi è: L'Espresso racconta

Francesca Immacolata Chaouqui

ROMA – Giulio Andreotti, lo Ior, papa Ratzinger prima e papa Francesco poi, l’ex ministro Giulio Tremonti e il Forum Ambrosetti di Cernobbio: Francesca Immacolata Chaouqui ha solo 33 anni ma ha vissuto esperienze che la maggior parte delle persone non vive in una vita intera. Incontri fortunati, sapienza nel selezionare conoscenze ed eventi a cui partecipare, un destino favorevole o una certa intelligenza hanno fatto sì che la giovane italo-marocchina si ritrovasse più volte dove i fatti accadevano.

Se adesso, dopo essere arrestata e poi rilasciata per il seguito dell’inchiesta Vatileaks sulla fuga di notizie in Vaticano, Francesca Chaouqui parla poco e minaccia querele a giornalisti e non solo dalla propria pagina Facebook, due anni fa aveva raccontato molto di sé, o quanto meno quel che voleva raccontare, a Denise Pardo dell’Espresso. Ecco il racconto di quell’incontro, scritto dalla Pardo come se venisse dalla viva voce della Chaouqui. 

“Nei miei confronti è partita l’ennesima operazione di sciacallaggio. Si racconta da anni in Vaticano che quando si individuava qualcuno da colpire o da eliminare spuntavano personaggi pronti al dossieraggio. Sotto l’intestazione ‘A chi ne deve avere conoscenza’ appariva un collage di informazioni e notizie costruito ad arte, alcune erano vere, altre false. Il dossier veniva poi presentato a persone dell’entourage della segreteria di Stato che ne valutava l’importanza e l’indice di credibilità. Avuto il beneplacito, il dossier intraprendeva il suo viaggio, mai consegnato subito ai destinatari finali ma prima agli amici degli amici – magari qualcuno che veniva a fare benzina in Vaticano – perché fossero loro a portare a termine la consegna. Così veniva creato il caso. C’è stato un momento, si dice, in cui dal Vaticano usciva qualunque notizia. San Pietro era diventato una groviera.

Nasco da un padre egiziano poi emigrato in Francia, che approda a San Sosti, paesino in provincia di Cosenza. Lì conosce mia madre, più grande di lui di 12 anni, che rimane incinta. Lui aspetta la mia nascita e se va. Io vengo cresciuta dalla mamma, da nonna Maria e da una zia segnata dalla poliomelite che vede in me la riscossa della sua vita. Mi diceva: ‘Sogna l’impossibile e vivilo’. Non l’ ho mai dimenticato. E’ don Carmelo Terranova, il prete del paese, a farmi da padre e a riuscire a spiegarmi cos’è la vita.

Arrivo a Roma per iscrivermi all’università. A medicina non supero il test, allora passo a Giurisprudenza. Amo molto scrivere, sono brava e piano piano riesco a mantenermi benino agli studi facendo la ghost writer delle tesi e organizzando una specie di mini Cepu clandestino. Conosco gli assistenti dell‘avvocato Carlo Taormina, studio e mi appassiono al delitto di Cogne, tanto che la mia tesi sarà sulla spettacolarizzazione dei processi e sul libero convincimento dei giudici.

Nei miei giri romani, mi imbatto in Sabino Ricci, ora scomparso: si occupava di un giornale, “Roma in”. Ricci accetta di farmi collaborare, e io gli chiedo di affidarmi delle interviste al Senato. Succede che una volta, nella sala lettura, mi imbatta in Giulio Andreotti. E’ solo. E così provo a parlargli. Lui mi ascolta incredibilmente. Lo incontro altre volte e lui si diverte ad ascoltare le storie del mio paese, il sindaco Dc, il prete, il farmacista, la mia infanzia. Alla fine gli chiedo un consiglio: voglio entrare in uno studio legale, ma non conosco nessuno. Il senatore mi suggerisce di provare con il famosissimo Pavia e Ansaldo. A proposito di Andreotti, ci tengo a dire che non ho mai conosciuto Luigi Bisignani.

Così mi presento da Pavia e Ansaldo. Mi fanno un colloquio, comincio a frequentare gli uffici, conosco il grande capo l’avvocato Ernesto Irace, e alla fine mi prendono come giovane di studio: avevo solo 22 anni. In un certo senso, vengo anche un po’ adottata. Tanto che un giorno per caso, il marchese Guerrieri Gonzaga, amico di Irace, mi presenta Marisa Pinto Olori del Poggio. La contessa Pinto è donna di grande intelligenza, sapienza e anche grande potere. (…) La contessa che ha immense capacità di relazioni, mi indica, in un certo senso, un metodo: se vuoi mettere in contatto la persona A e con la persona B devi trovare un interesse comune e su questo lavorare. Lei mi insegna tutto: come si apparecchia la tavola, come si riceve, come riuscire a tenersi un marito.

Io reagisco bene a queste nuove e stimolanti sollecitazioni. Sono ambiziosa e religiosa. Il training attecchisce, imparo velocemente la capacità di gestire le relazioni e governarle. Spesso la contessa mi porta con sé ai ricevimenti delle ambasciate, in ambienti vicini al Vaticano dove è molto conosciuta e apprezzata. Anch’io comincio a crearmi una prima piccola rete di conoscenze. Infatti, piano piano, mi ritaglio uno spazio nel campo delle relazioni esterne dello studio che erano praticamente inesistenti.

Dopo tre-quattro anni, lascio Pavia Ansaldo e passo al prestigioso studio internazionale Orrick, sede romana, dove lavoro con il partner Patrizio Messina. (…)  Entro in contatto con tutti i megacapi delle relazioni esterne delle mega aziende: professionisti come Gianluca Comin dell’Enel, Stefano Lucchini dell’Eni, una gran persona che mi ha dato ottimi consigli. A 27 anni sono quasi l’unica donna a essere presente a Cernobbio, al forum dello Studio Ambrosetti. La spettacolare terrazza dello studio Orrick in piazza della Croce rossa a Roma diventa sede di dibattiti, eventi, presentazioni di libri, uno lo ha moderato Gianluigi Nuzzi, di cui sono amica, l’autore di “Vaticano spa” e “Sua santità” (e adesso autore di “Via Crucis”, uno dei due libri che hanno dato origine a Vatileaks 2, ndr). Lo studio ha contatti anche con Vedrò, l’associazione di Enrico Letta, dove mi iscrivo. Anche lui partecipa a un incontro. Da noi passa il meglio del potere, Fabrizio Saccomanni, Vittorio Grilli, Giampiero Massolo, Franco Bassanini, il gotha del giornalismo italiano e straniero, tutti i grandi boss delle relazioni esterne.

Nel marzo del 2013 lascio Orrick. Mi affido a Davide Cefis, gran cacciatore di teste: mi organizza vari incontri anche con Ernst &Young che con Donato Iacovone, ad per il Sud Europa, sta avendo un nuovo impulso. E’ con loro che firmo un contratto di consulenza per il team comunicazione.

Un giorno arriva la telefonata di monsignor Lucio Vallejo Balda, segretario della Prefettura per gli Affari economici, spagnolo e Opus Dei. Lo conoscevo, è il miglior economo che la chiesa abbia mai avuto in tutto il mondo: « Potresti essere candidata al comitato referente sui dicasteri economici della Santa Sede. Mandami il tuo curriculum». Succede così. E vengo nominata. Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, apprende della commissione e dei suoi componenti solo all’ufficializzazione del chirografo, l’atto con cui papa Francesco ci nomina.

Vorrei chiarire che non sono sono numeraria ma spiritualmente molto vicina all’Opus Dei. Frequento la chiesa dell’Eur e l’università di Santa Croce. In Vaticano ho coltivato vari rapporti da molto tempo. Partecipando a incontri e conferenze al fianco della contessa Pinto mi è capitato di vedere il cardinale Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, uno dei magnifici otto che devono riformare la Curia. E anche il cardinale Farina, archivista emerito dell’archivio segreto, e il cardinale Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso e protodiacono del Collegio cardinalizio, uno dei più cari amici della contessa. Sì, l’Opus è potente oggi in Vaticano: sia l’argentino Carlos Maria Nannei della prelatura dell’opera e procuratore della Santa Sede sia il capo supremo Javier Echevarria sono molto amici del Santo Padre”.