Fukushima, esperto dal Giappone conferma: “Graduale abbandono del nucleare”

Pubblicato il 5 Marzo 2012 - 18:36 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Abbandono totale, o comunque per una larga quota, della politica nucleare ma in modo graduale, per evitare ''pericolose'' ripercussioni economiche e sociali. Ad un anno dal tragico terremoto e dallo tsunami dell'11 marzo, che sconvolsero il Giappone facendo circa 20mila morti e distruggendo la centrale atomica di Fukushima, sembra essere questa la via piu' probabile allo studio del governo nipponico.

A chiarire quali potrebbero essere le nuove strategie per le politiche energetiche del Giappone post-Fukushima e' Atsushi Sunami, direttore del dipartimento Science and Technology Policy al National Graduate Institute for Policy Studies di Tokyo e membro della Japan Science and Technology Agency.

Un addio graduale, dunque, ma partendo da un dato: dei 54 impianti nucleari presenti in Giappone, attualmente solo due sono in funzione, ma a breve e' previsto un loro stop per controlli tecnici di routine. Gia' dall'Estate pero', spiega Sunami all'ANSA, ''vari impianti fermi per controlli di routine riprenderanno quasi sicuramente a funzionare, per far fronte alla piu' alta domanda energetica in questa stagione''.

L'attesa e' pero' per la decisione definitiva del governo in merito alle strategie energetiche, attesa a breve: ''Il governo ha nominato un Comitato per l'energia con l'incarico di redigere un Piano strategico a lungo termine. Il Piano – spiega Sunami – e' atteso entro pochi mesi: una volta reso pubblico, seguira' un ampio dibattito nazionale e il governo decidera' la strategia definitiva''.

Con tutta probabilita', anticipa lo scienziato, ''il Piano potrebbe prevedere due opzioni: abbandono totale del nucleare in alcuni anni, oppure opzioni di energia pulita mantenendo una quota di nucleare''. Un dato e' comunque certo: dopo Fukushima, lo stop all'atomo in Giappone non potra' determinarsi in tempi brevissimi.

Le ragioni sono essenzialmente due: ''Le sole energie rinnovabili – sottolinea Sunami – non basterebbero a sostenere l'intero sistema economico del paese; inoltre, l'abbandono totale del nucleare renderebbe il Giappone quasi totalmente dipendente dall'estero per il proprio fabbisogno energetico''.

E se dunque appare ormai tramontato l'obiettivo, pre-Fukushima, di arrivare al 50% di energia elettrica prodotta da centrali nucleari, contro l'attuale 32%, l'addio all'atomo dovra' tenere conto di numerose variabili. Non ultima, accenna l'esperto, ''l'influenza della lobby delle aziende nucleari''.

Insomma, un percorso complesso, mentre sul Giappone si profila un ulteriore rischio: una crisi economica simile a quella che ha investito l'Europa. Una tesi, questa, sostenuta da vari economisti, tra cui Takatoshi Ito, professore di Economia all'Universita' di Tokyo: ''La percentuale del debito pubblico rispetto al Pil e' altissima – spiega – e se la crisi non e' ancora arrivata e' perche' il debito e' tutto nelle mani dei giapponesi stessi''. Tuttavia se il Giappone ''non mette mano ad un aumento deciso delle tasse – e' l'indicazione dell'economista – sara' difficile evitare i rischi''.

In vista della nuova strategia per la politica energetica del Paese, e' dunque fondamentale prevenire quello che vari esperti considerano un concreto ''rischio crisi''. E a tal fine, avverte l'economista Ito, ''il Giappone deve imparare dal modo in cui l'Europa sta fronteggiando la situazione di crisi attuale''.