Gaza, strage a Sajaya: oltre 100 morti, anche 13 israeliani. 80mila gli sfollati

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Luglio 2014 - 16:55 OLTRE 6 MESI FA

SAJAYA – Sono oltre 90 i palestinesi morti nella strage di Sajaya, nella striscia di Gaza, la mattina del 20 luglio. La tregua tra Israele e Hamas di due ore, almeno il tempo di soccorrere i feriti, è durata appena un’ora. Ai bombardamenti Tel Aviv ha aggiunto e intensificato l’offensiva di terra.

Dall’inizio degli scontri 13 giorni fa, sono oltre 436 le vittime, 3000 i feriti e 80 mila gli sfollati tra i cittadini palestinesi. Negli scontri delle ultime 24 ore sono morti anche 13 soldati israeliani, con il bilancio di questa guerra che si aggrava di giorno in giorno.

Tra le vittime della strage di Sajaya, che il governo di consenso palestinese ha definito “odioso massacro commesso dalle forze dell’occupazione israeliana contro palestinesi innocenti” sono morti anche 17 bambini.

“COMPLETEREMO LA MISSIONE” – Il premier israeliano Netanyahu cancella ogni possibilità di tregua nel tardo pomeriggio del 20 luglio annunciando:

“Completeremo la missione. Riporteremo la pace nel sud e nel centro di Israele. Non abbiamo scelto di entrare in questa campagna, ci è stata imposta”

Parole che sottintendono che “da oggi la guerra è vera”: combattimenti nelle strade a Gaza tra l’esercito israeliano e i palestinesi in quella striscia di terra dove il “cessate il fuoco” non riesce a durare nemmeno il tempo necessario di portare in salvo i feriti.

 

“CIVILI COME SCUDO” – Mentre Hamas chiede l’intervento internazionale per porre fine ai raid aerei, il segretario di stato Usa, John Kerry, accusa il governo palestinese di utilizzare i civili come scudo:

“Hamas usa i civili come scudo e rifiuta ostinatamente un cessate il fuoco. Israele ha tutti i diritti del mondo di difendersi, perché sotto l’assedio di un’organizzazione terroristica”.

Intanto l’Egitto, riferisce il sito israeliano Ynet, ha aperto il valico di Rafah con la Striscia per una settimana in modo da consentire il passaggio dei feriti. E sono migliaia i palestinesi in fuga da quelle città che ormai sono campi  di battaglia con cadaveri che hanno invaso le strade e i soccorsi che, sotto le bombe israeliane, non riescono a raggiungere i feriti.

TREGUE FALLITE – Le tregue di questi giorni sono fallite e ora il Qatar ospit un summit tra il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, e il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Secondo fonti governative qatariote citate dal giornale al Sharq al Awsat, la riunione sarà presieduta dall’emiro del Qatar, Sheikh Tamim, il quale opera come canale di collegamento tra Hamas e la comunità internazionale.

Il 19 luglio infatti il Qatar ha consegnato all’Onu la lista con le condizioni poste dal gruppo islamico palestinese per una tregua. In Qatar vivono numerosi islamisti in esilio, tra cui Khaled Meshaal, il leader di Hamas. Secondo fonti qatariote, Abu Mazen, dopo l’incontro con Ban Ki-moon, incontrerà proprio Khaled Meshaal, che vive in Qatar da tre anni, dopo aver lasciato Damasco.

TENSIONI CON LA TURCHIA – Sul fronte politico, intanto, si registrano tensioni tra Israele e Turchia. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha accusato di commenti “antisemiti” la sua controparte turca, Tayyep Recep Erdogan. In una conversazione telefonica con il segretario di stato Usa John Kerry, Netanyahu, secondo i media, ha detto che le recenti affermazioni di Erdogan, che ha accusato Israele di “crimini di guerra peggiori di quelli di Hitler e dei nazisti”, sono “antisemite” e “dissacrano la memoria della Shoah”.