George Floyd, la polizia Usa ora studia il modello carabinieri italiani

di Caterina Galloni
Pubblicato il 16 Giugno 2020 - 06:42 OLTRE 6 MESI FA
George Floyd, la polizia Usa ora studia il modello carabinieri italiani

George Floyd, la polizia Usa ora studia il modello carabinieri italiani (Foto Ansa)

ROMA – La polizia Usa potrebbe prendere esempio dai Carabinieri italiani. E’ quanto sostiene foreignpolicy.com, autorevole rivista statunitense, aggiungendo che sono altamente qualificati ed esperti nel gestire le tensioni.

Gli agenti americani, commenta foreignpolicy, rispondono alle proteste contro la violenza della polizia con ulteriore violenza.

I carabinieri non solo magnificenza e solennità. Indagano su gruppi mafiosi e altri crimini organizzati, arrestano criminali incalliti, sequestrano droga, gestiscono il mantenimento della pace in contesti complessi (come il Kosovo) e addestrano le forze di polizia di altri paesi all’uso delle armi da fuoco.

In poche parole, hanno talento. Agenti altamente qualificati che affrontano i casi più difficili, osserva Elizabeth Braw autrice dell’articolo.

Tre anni fa, i carabinieri hanno arrestato il leggendario boss della ‘Ndrangheta Giuseppe Giorgi, noto anche come “U capra”, un soprannome che secondo quanto riferito è stato coniato da un comandante della polizia locale.

All’inizio di quest’anno, centinaia di carabinieri, in tandem con la Guardia di Finanza, in Sicilia hanno arrestato circa 100 persone che, capeggiate da due clan mafiosi, Batanesi e Bontempo Scavo, accedevano illecitamente ai fondi della Ue.

Il mese scorso, una squadra ha sequestrato 6 milioni di euro in un raid sul traffico di stupefacenti e un’altra ha scoperto un grosso deposito di armi tra cui una bomba con la miccia collegata.

Il generale Massimo Mennitti a foreignpolicy.com ha dichiarato: “Per quanto siano ben addestrati, è raro vedere un carabiniere impugnare una pistola”.

“Anche durante l’arresto di leader mafiosi, raramente gli agenti usano le  armi. Semplicemente chiariamo che non hanno altra scelta che arrendersi”.

Ma, chiede la giornalista, come comunicarlo a un mafioso estremamente pericoloso senza puntargli un’arma?

“Come si dice in Sicilia, se agisci con rispetto ricevi rispetto”, ha spiegato Mennitti.

“Facile da dire. È più difficile quando stai arrestando una persona in una strada buia. Ma il primo istinto dovrebbe essere quello di mantenere la calma”.

Anche se non sempre funziona.

Secondo i dati forniti dall’Arma, nel 2019 sono rimasti feriti 2.033 agenti.

Tuttavia, considerando la natura spesso altamente pericolosa delle missioni è una cifra relativamente bassa.

Negli ultimi anni, è aumentato il numero di carabinieri feriti ma diminuito il numero dei morti nel compimento del loro dovere.

L’approccio dei Carabinieri – doveri militari e competenza nelle armi, ma raro il loro uso – è distante anni luce da quello della polizia Usa.

Sebbene il corpo di polizia americana non sia una forza militare con relativo addestramento, dal 1997 ha acquistato attrezzature per un ammontare di $ 7,2 miliardi.

Tra il 2006 e il 2014, 79.288 fucili d’assalto, 205 lanciagranate e 11.959 baionette dal Pentagono.

L’arrivo delle armi ha avuto delle conseguenze: uno studio universitario del 2017 ha scoperto che il loro uso ha fatto “crescere il numero di morti civili di circa il 129%”.

I Carabinieri, incaricati sia della difesa del paese che delle indagini sui reati gravi, sono specializzati anche nei problemi della comunità.

Durante la pandemia, hanno portato cibo agli anziani, ai senzatetto e ad altre persone in difficoltà.

In alcune città, hanno collaborato con sacerdoti per acquistare cibo alle famiglie bisognose.

E poiché gli anziani durante il lockdown non erano in grado di riscuotere le pensioni all’ufficio postale – come è consuetudine – i carabinieri locali hanno consegnato loro il denaro.

Non mancano le mele marce, osserva foreignpolicy.com. Nel 2019 due carabinieri sono stati giudicati colpevoli di omicidio colposo nel caso di Stefano Cucchi.

Ma in linea generale, i Carabinieri godono di un enorme rispetto da parte dei cittadini.

Attualmente può sembrare normale ma “negli anni ’70 abbiamo avuto una combinazione di terrorismo interno e diffuse proteste studentesche”, ha ricordato Stefano Stefanini, ex ambasciatore italiano presso la Nato e consigliere dell’ex presidente Giorgio Napolitano.

“È stato in quel periodo che i Carabinieri hanno appreso l’abilità di controllo sula folla. La situazione era spesso violenta, ma i carabinieri rispondevano con estrema cautela”.

Quel periodo viene definito “Anni di piombo”. Secondo numerose stime, hanno perso la vita oltre 400 persone.

La maggior parte erano civili, ma furono uccisi anche dei dipendenti pubblici, così come dei militari e più di una dozzina di carabinieri.

Ma se in quel momento avessero impiegato una tattica aggressiva in stile polizia americana, è probabile che sarebbero andate perdute altre vite. (Fonte: foreignpolicy).