Dal Libano lanci di katiusha contro Israele

Pubblicato il 21 Febbraio 2009 - 18:40| Aggiornato il 2 Marzo 2009 OLTRE 6 MESI FA

Nuovi lampi di guerra tra Libano e Israele sono apparsi all’orizzonte sabato mattina dopo che alcuni razzi sono stati sparati dal sud del Paese dei Cedri verso il nord della Galilea, ferendo lievemente due civili israeliani.

L’esercito di Israele ha risposto immediatamente sparando almeno sei colpi di mortaio in direzione nord, che hanno colpito alcuni campi coltivati vicino alla costa 15 km a sud di Tiro, senza causare vittime.

Il movimento sciita libanese anti-israeliano Hezbollah ha subito preso le distanze dall’accaduto, affermando di non saperne nulla, così come hanno fatto i due maggiori gruppi palestinesi presenti in Libano, Fatah e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp).

L’esercito libanese ha attribuito il lancio a «ignoti».

Allo scambio di fuoco non è seguita comunque nessun’altra escalation militare, anche se rimane altissima l’allerta dei due eserciti e dei caschi blu della missione Onu schierata nel sud del Libano (Unifil).

Solo uno dei razzi sparati dal Libano (tre secondo Hezbollah, due secondo l’esercito libanese) è esploso in territorio israeliano, nei pressi di Maalot, località poco lontano dalla Linea Blu di demarcazione tra i due Paesi.

Gli altri sarebbero caduti a ridosso del confine ma in territorio libanese. Secondo quanto riferito dal ministero della difesa di Beirut, i razzi di tipo katiusha sono stati sparati da «campi agricoli» situati tra le località di Mansuri e al-Qulayla, una decina di km a nord dalla frontiera provvisoria, nel settore occidentale dell’area di operazioni dell’Unifil, sotto la responsabilità del contingente italiano, forte di oltre 2 mila unità.

Israele ha accusato il governo libanese di essere responsabile dell’accaduto. Il premier Fuad Siniora ha dal canto suo condannato «con forza» sia il lancio di razzi verso lo Stato ebraico sia la risposta israeliana, definendola «una violazione ingiustificata della sovranità libanese».

LG