Scontri a Gerusalemme, “Giornata della rabbia” anti insediamenti: feriti

Pubblicato il 16 Marzo 2010 - 09:11 OLTRE 6 MESI FA

Hamas ha proclamato la “Giornata della rabbia” e a Gerusalemme si riaccende la rabbia palestinese contro i nuovi progetti ebraici, almeno quattro palestinesi sono stati feriti durante disordini al posto di blocco di Kalandya, a Nord di Gerusalemme, dagli spari di agenti della Guardia di frontiera israeliana.

Nel campo profughi di Shuafat dei giovani palestinesi hanno lanciato pietre e la polizia ha reagito sparando proiettili di gomma e granate stordenti.

Dopo l’annuncio dei nuovi insediamenti a Gerusalemme est la miccia degli scontri è stata la sinagoga Hurva, inaugurata lunedì nella città vecchia:  i palestinesi contestano la troppa vicinanza del luogo sacro alla moschea di Al- Aqsa.

Israele ha schierato 2.500 agenti per le 24 ore di rabbia indette dalle organizzazioni islamiche contro i nuovi insediamenti.

I poliziotti sono in assetto antisommossa. I valichi di transito fra Gerusalemme e la Cisgiordania restano chiusi anche oggi, per ragioni cautelative. La Mezzaluna rossa palestinese aggiunge che nei disordini verificatisi in mattinata a Gerusalemme est si sono avuti una cinquantina fra feriti (tutti leggeri) e contusi. Negli scontri sono rimasti feriti, in modo non grave, anche alcuni agenti di polizia israeliani.

Un dirigente del Movimento islamico in Israele, lo sceicco Kamal Khatib, ha affermato oggi che la ‘Giornata della collera’ è stata decretata in seguito all’inaugurazione, ieri nel rione ebraico della Città Vecchia di Gerusalemme, di una maestosa sinagoga che topograficamente sovrasta la Spianata delle Moschee.

Esiste il timore, ha aggiunto lo sceicco Khatib, che questo evento preluda ad un tentativo ebraico di creare una presenza permanente nella Spianata delle Moschee. Di conseguenza il Movimento islamico in Israele ha organizzato convogli per portare gruppi fedeli islamici nella Spianata delle Moschee. Ma a quanto pare alcuni autobus diretti a Gerusalemme sono stati fermati in Galilea dalla polizia israeliana e costretti a ritornare indietro. Ieri, nel tentativo di placare i timori islamici, il rabbino capo israeliano Yona Metzger ha negato che esista alcun progetto concreto di edificare una sinagoga nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme.

Ma le sue parole, a quanto pare, non hanno avuto eco nella popolazione palestinese che è preoccupata anche da altre iniziative israeliane. Fra queste l’inclusione di due luoghi di preghiera – la Tomba dei Patriarchi di Hebron e la Tomba di Rachele di Betlemme – nei siti del patrimonio culturale e religioso ebraico da preservare. In entrambi i casi per i musulmani si tratta di moschee a tutti gli effetti.

CRISI ISRAELE-USA Intanto l’inviato americano per il Medio Oriente, George Mitchell, ha rinviato con poche ore di preavviso la sua visita in Israele. In un comunicato diffuso dall’ufficio del capo di stato israeliano, si afferma che solo stamane Shimon Peres ha appreso dall’ambasciata americana a Tel Aviv che Mitchell – che era atteso nel suo ufficio nel pomeriggio – non arriverà per il momento in Israele. La decisione di Mitchell di rinviare la visita, che era legata agli sforzi statunitensi di rilanciare negoziati indiretti israelo-palestinesi, conferma l’asprezza della crisi apertasi fra Israele e Stati Uniti dopo l’annuncio della estensione di un progetto edile nel rione ortodosso ebraico di Ramat Shlomo, a Gerusalemme est.