Giorgio Brichetti in Colombia, due minorenni a casa….

di Edoardo Greco
Pubblicato il 12 Novembre 2015 - 12:57 OLTRE 6 MESI FA
Giorgio Brichetti in Colombia, due minorenni a casa....

Giorgio Brichetti nel giorno dell’arresto, notizia riportata sui siti colombiani

CARTAGENA, COLOMBIA – Giorgio Brichetti, già “re” della movida lombarda, era stato arrestato l’8 settembre a Cartagena (Colombia) perché due ragazzine di 13 e 14 anni lo avevano denunciato per sequestro di persona. Brichetti è stato scarcerato, le accuse sono state ritirate e lui promette battaglia legale contro chi gli ha fatto passare ingiustamente due mesi in cella.

Secondo Brichetti era stato solo un gesto di carità: vedendo le ragazzine piangere dopo essere scappate dai genitori, le aveva invitate a salire a casa sua, aveva dato loro da mangiare e poi le aveva lasciate insieme alla sua compagna. Differente la versione della polizia, come riporta il Corriere.it

[…] la polizia di Cartagena dopo la denuncia dei genitori delle ragazze si presenta a casa Brichetti per arrestarlo, ritenendo la domestica complice del presunto sequestro. La donna viene rilasciata subito dopo, mentre per Giorgio Brichetti l’8 settembre si aprono le porte della cella di sicurezza del carcere di Cartagena, mentre due giorni dopo arriva la convalida dell’arresto da parte del Fiscàl (l’equivalente colombiano del nostro pubblico ministero) con l’accusa di tratta di esseri umani.

Il capo d’accusa nel frattempo cambia e all’imprenditore oltrepadano viene contestato il reato di sequestro di persona. Le accuse ora sono cadute definitivamente senza essere mai formalizzate, quindi non ci sarà un processo: per la procura «il fatto non sussiste». Niente processo e conseguente scarcerazione nella serata di lunedì che ha fatto esultare parenti e amici «fermamente convinti dell’assurdità delle accuse mosse a Giorgio». In Colombia è in corso una campagna per la prevenzione e il contrasto alla prostituzione minorile e alla tratta di ragazze minorenni, con la nascita di associazioni che ricevono risarcimenti importanti dallo Stato per la difesa delle vittime. Alcune di queste associazioni userebbero le ragazze per creare situazioni come quelle accadute nel caso di Brichetti. «Ho le prove di essere finito in una situazione del genere – dice il diretto interessato – e non sono il primo. Chi non ha i mezzi per difendersi resta in carcere a scontare una pena per reati mai commessi».

Da lunedì Brichetti è di nuovo nella sua casa di Bocagrande nel Nord della Colombia. «Non ci aspettiamo di vederlo in Italia a brevissimo – dice il fratello Camillo – dato che da oltre vent’anni per lunghi periodi dell’anno rimane dall’altra parte dell’Oceano. Quello che conta è che questa storia sia andata a finire nel migliore dei modi».

[…]«Ora tocca a me denunciare, a costo della mia incolumità fisica: farò nomi e cognomi di chi, da innocente, mi ha fatto passare due mesi in galera qui in Colombia, compresi magistrati, poliziotti e avvocati di sedicenti associazioni che fingono di battersi contro lo sfruttamento minorile». Parla Giorgio Brichetti, ex imprenditore della movida lombarda che da tempo risiede tra l’Italia e il Sud America, scarcerato nella serata di lunedì dopo sessanta giorni di detenzione nel carcere della località turistica colombiana di Cartagena.

L’imprenditore di Salice Terme era stato arrestato lo scorso 8 settembre con l’accusa di tratta di essere umani che poi è stata derubricata a sequestro di persona, per approdare al ritiro definitivo di tutte le accuse. Raggiunto telefonicamente dal Corriere, Brichetti rilancia dalla sua casa di Bocagrande all’indomani della scarcerazione: «L’esperienza non mi ha provato più di tanto e nelle prossime settimane sarò io a denunciare chi mi ha messo in questa situazione, mettendo nero su bianco anche i nomi di magistrati e avvocati. Non farò un’accusa generica al sistema della giustizia colombiana, ma colpirò i singoli che mi hanno trascinato in questa storia».

L’uomo, che in passato nel paese sudamericano ha gestito alcune attività economiche, aveva invitato a entrare nella sua casa nell’esclusivo quartiere di Boca Grande due ragazzine di 13 e 14 anni che sostavano non distante da casa sua piangendo dopo una fuga dai genitori. «Le ho fatte salire e ho detto alla mia compagna di dare loro da mangiare, poi sono uscito», ha spiegato ai giudici colombiani. Secondo la versione di Brichetti, le due ragazze avrebbero poi telefonato a casa sostenendo di essere vittime di un sequestro. «La mia compagna mi chiama – si legge nella lettera dell’uomo indirizzata ai parenti – dicendomi che era arrivata la mamma a recuperare una delle ragazze ma che invece di ringraziare vuole denunciarci per “tratta di persone” aggravato dal fatto che le due sono minorenni».