Giorno della Memoria, perché il 27 gennaio VIDEO

di Maria Elena Perrero
Pubblicato il 27 Gennaio 2016 - 12:02 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Giorno della Memoria, perché il 27 gennaio? Perché in quella data, spiega Elena Loewenthal sul quotidiano La Stampa, l’Armata Rossa liberò il campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, dai tedeschi. Fu allora, il 27 gennaio del 1945, che il mondo seppe quel che era accaduto a milioni di ebrei spariti nel nulla o deportati sui treni. Fu allora che si scoprì quello che la fotografa americana Margaret Bourke-White immortalò nelle sue foto in bianco e nero: i corpi scheletrici e deformati dalla malnutrizione di chi era sopravvissuto, le carcasse bruciate nei forni di chi era morto, le cataste di corpi pronte per essere date alle fiamme.

Il 27 gennaio il mondo seppe. E per questo motivo, per la consapevolezza, scrive Loewenthal, è nato il Giorno della Memoria. Non per ricordare chi è morto, non per compiangere chi è sopravvissuto, ma per aver presente nella mente che questo è accaduto, e può accadere.

Loewenthal, scrittrice, traduttrice e già docente di cultura ebraica, definisce questa giornata un “atto di riconoscimento”: in questo modo si riconosce il male che è stato. “Meditate che questo è stato”, scrisse Primo Levi. E così il Giorno della Memoria più che commemorazione diventa monito.

Monito non tanto della cattiveria dell’uomo, di cui purtroppo si ha prova quotidianamente, e nemmeno dell’antisemitismo, che ha radici lontane e che ha avuto manifestazioni frequenti nei secoli, ma della scientificità dello sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Di pogrom ce ne sono stati, di persecuzioni anche. Ma mai con il metodo dei tedeschi di Adolf Hitler, sottolinea Leowenthal, che ricorda come nel gennaio del 1942 la conferenza di Wansee approvò il piano di “soluzione finale” del “problema ebraico”. Per arrivare con un metodo scientifico ad un mondo “libero dagli ebrei”.

(Nelle foto Lapresse, il campo di concentramento di Buchenwald)