Grido di dolore dei sopravvissuti di Utoya: “Noi abbiamo vinto, Breivik ha perso”

Pubblicato il 14 Maggio 2012 - 18:06 OLTRE 6 MESI FA

OSLO, 14 MAG – ''Noi abbiamo vinto, lui ha perso''. E' un grido di dolore, ma anche di gioia quello dei giovani sopravvissuti ai massacro di Oslo e Utoya in Norvegia, in cui sono morte 77 persone, al processo nel tribunale contro Anders Behring Brievik. Drammatiche testimonianze che portano in aula il dolore e la paura delle vittime, ma anche la freddezza con la quale operava il killer nello scegliere i suoi obiettivi.

''Abbiamo vinto e' lui ad avere perso, i giovani norvegesi sanno nuotare'', ha riferito Frida Holm Skoglund, una giovane di 20 anni che ha chiesto alla Corte di potere indirizzare la sua testimonianza direttamente all'accusa, confinata in un'altra sala. Richiesta che ha sollevato qualche risatina soffusa, cosa alquanto rara dall'inizio del processo nei confronti dell'estremista di destra lo scorso 16 aprile.

Poi e' toccato a Frida Holm Skoglund, rimasta ferita a una gamba dopo essere stata raggiunta da un proiettile: ''E' stata un'amica a dirmi che ero stata colpita alla coscia, pensavo fosse uno scherzo, che non si trattasse di un vero proiettile'', ha raccontato la giovane con un tono di voce affranto. Per evitare la pioggia di proiettili, la ragazza ha rivelato di avere cercato riparo in acqua del lago, dandosi alla fuga insieme ad altri compagni, mentre il folle stragista, fermo sulla battigia urlava: ''fermatevi, ritornate qui''.

Marius Hoft, 19 anni, ha ricordato di ''avere saltato sopra i corpi delle vittime'' durante la fuga e di avere trovato riparo sotto una scogliera insieme al suo amico Andreas che di li' a poco sarebbe morto. Scioccato, Hoft ha riferito di non riuscire a provare alcuna emozione dopo essersi messo al sicuro: ''ero completamente scioccato, non ero ne' felice, ne' triste'', ha ammesso, gettando uno sguardo a Breivik, rimasto pressoche' indifferente di fronte al suo racconto.

Nel corso della mattinata altri giovani hanno testimoniato in aula, descrivendo tutti il killer come ''un uomo calmo'' mentre prendeva la mira e consumava la mattanza. ''Avrei preferito annegare piuttosto che essere uccisa'', ha aggiunto una giovane ragazza, ancora toccata psicologicamente nel ricordare il dramma. Lars Groennestad, 20 anni, ha invece spiegato di essersi ricoperto di terra fresca per rendersi invisibile agli occhi di Breivik, mentre Silja Kristina Uteng, 21 anni, ha raccontato di essersi anche lei gettata nelle gelide acque del lago, percorrendo 600 metri a nuoto malgrado una ferita al braccio.

Il 22 aprile del 2011, dopo avere fatto esplodere una bomba vicino alla sede del governo a Oslo uccidendo otto persone, l'estremista di destra si e' diretto nell'isola di Utoya massacrando altre 69 persone e ferendone una trentina. Il verdetto per la strage e' atteso a luglio. Qualora il killer, che difende la sua sanita' mentale, venga riconosciuto penalmente irresponsabile rischia l'internamento in una struttura psichiatrica a vita. Viceversa, se fosse ritenuto in possesso delle proprie facolta' mentali, per lui si aprirebbero le porte del carcere fino a un massimo di 21 anni.