L’America che spia: come la sicurezza controlla gli hacker agli aeroporti

Pubblicato il 29 Novembre 2010 - 05:17 OLTRE 6 MESI FA

Un noto ricercatore di sicurezza informatica è stato detenuto per diverse ore dalla polizia di frontiera americana, che ne ha accuratamente analizzato il computer portatile e i cellulari. Il ricercatore in questione è anche un rispettato hacker, conosciuto con lo pseudonimo di Moxie Marlinspike. La perquisizione e la prolungata detenzione sono senz’altro dovute a quest’ultima attività.

Lo stato americano ha di recente messo in atto una precisa strategia. La legge americana non ammette la perquisizione e il sequestro di beni in assenza del cosiddetto “ragionevole sospetto”. Questa garanzia costituzionale prevede però una precisa eccezione. Nel codice penale, sotto la “board search exception” è prevista la possibilità che i viaggiatori, nel momento in cui attraversano la frontiera degli Stati Uniti, siano perquisiti senza un mandato. Da qualche mese, la polizia ha adoperato estensivamente di questo diritto per analizzare i computer, spesso facendo copie dei dischi duri prima di restituirli ai viaggiatori. Le corti interpellate dalle associazioni dei diritti civili hanno dato ragione al governo e stabilito che la perquisizione di un computer può, in questi casi, avvenire anche in assenza del “ragionevole sospetto”.

Moxie Marlinspike, hacker e ricercatore, è stato avvicinato da due agenti di frontiera non appena sceso dall’aereo, una volta atterrato all’aeroporto JFK di New York con un volo proveniente dalla Repubblica Dominicana. Tradotto in una stanza di detenzione, vi è stato trattenuto per 4 ore e mezza. Durante questo periodo, un perito legale è arrivato, per impossessarsi del computer di Marlinspike e dei suoi due cellulari. Gli sono state chieste le password per avere accesso alle informazioni.

«Se c’è un’informazione che loro pensano sia in mio possesso, e non posso immaginare quale sia, loro non possono ottenerla legalmente, perché non hanno un ragionevole sospetto – ha detto l’hacker – Ma loro possono far qualsiasi cosa alla frontiera. E pare che stiano abusando di questa procdura».

Come Marlinspike, anche Jake Appelbaum ha sperimentato la detenzione al confine. Arrivando A Luglio in New Jersey con un volo proveniente dall’Olanda per recarsi ad una conferenza di hacker a Las Vegas, Appelbaum è stato intercettato dagli agenti, sottoposto ad un fermo, perquisito. Il “movente” della sicurezza americana era, in questo caso, dei più chiari. Appelbaum è un collaboratore americano del sito WikiLeaks, impegnato nella divulgazione di materiale sotto segreto. Durante il suo interrogatorio, durato quattro ore, gli agenti hanno rivolto questioni a Appelbaum riguardo WikiLeaks, il suo fondatore Julian Assange, le sue opinioni sulle guerre in Iraq e Afghanistan. Anche in questo caso, il computer e i cellulari dell’uomo sono stati analizzati. Solo il computer gli è stato restituito.

La pista WikiLeaks è particolarmente seguita dai segugi americani. Almeno un altro caso di persona perquisita alla frontiera aeroportuale è direttamente legato al sito fondato da Julian Assange. David House, ritornando dal Messico, è stato fermato da degli agenti di frontiera all’aeroporto di Chicago. Il suo interrogatorio ha portato sulle sue frequentazioni con Bradely Manning, l’analista dell’intelligence americana accusato di aver consegnato a WikiLeaks migliaia di documenti militari segreti.