Haiti: la guerra degli aiuti, accuse agli Stati Uniti

Pubblicato il 19 Gennaio 2010 - 10:36 OLTRE 6 MESI FA

Il terrore e il dolore lo vivono solo i disperati che sono scampati al terremoto di Haiti. Gli altri tentano di aiutare come possono, in una vera gara di solidarietà. Una gara che, a volte, riserva anche delle sorprese.

Scoppia così la polemica, sull’isola caraibica, contro gli Stati Uniti in merito alla cosiddetta “Operazione risposta unita” e contro il modo in cui si stanno organizzando gli aiuti, con l’aeroporto di Port-au-Prince praticamente bloccato.

Francesi e brasiliani hanno protestato contro gli americani, accusati di rallentare l’afflusso del materiale.

«Tutti vogliono che sia il loro aereo ad atterrare – ha detto ieri il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner – ma quel che conta è solo il destino degli haitiani».

Medici senza frontiere e organizzazioni non governative hanno denunciato la mancanza di coordinamento. Il venezuelano Chavez e il cubano Fidel Castro l’hanno buttata in politica gridando slogan sulla «occupazione Usa di Haiti» e la «vergogna della nostra era». Senza dimenticare la corsa ad attribuire a questo o a quel team il merito di aver salvato una vita. Il giusto riconoscimento che ha rischiato di trasformarsi in una sorta di Olimpiade della protezione civile.

Washington, certo, ha risposto in modo immediato. Però ha mobilitato forze addestrate a fare la guerra e non certo a spalare. I parà dell’Ottantaduesima e i marines, quest’ultimi comunque dotati di mezzi per lo scavo. Scelta dettata dalla disponibilità dei reparti e non dalla competenza.

Un ostacolo grandissimo per gli aiuti è di tipo logistico. Haiti dispone di un solo aeroporto con un’unica pista, a gestirlo un team delle forze speciali americane. Uno scalo senza lo spazio sufficiente per ospitare dozzine di velivoli e, soprattutto, con scorte di carburante scarse. Alle ridotte capacità si aggiunge la mancanza di mezzi di trasporto: non ci sono camion sufficienti sui quali caricare i pacchi di cibo e acqua da distribuire tra gli scampati. Non solo. Esistono poche strade praticabili e ciò allunga i tempi di intervento.

I militari statunitensi, allora, hanno iniziato a lanciare con i paracadute dagli aerei gli aiuti in beni di prima necessità per la popolazione colpita dal terremoto, aggirando così la strozzatura dell’aeroporto di Port-au-Prince.

Si tratta di circa 14.000 pasti pronti e di circa 15.000 litri di acqua da bere, che sono stati paracadutati da un aereo cargo C-17 su una zona messa in sicurezza dai militari a nord-est della capitale Port-au-Prince. L’aereo, scrive la Cnn citando il portavoce della Us Air Force, ten.col. Leon Strictland, era partito dalla base Pope nel North Carolina poco dopo mezzogiorno ora locale di ieri (le 18 in Italia) ed ha sganciato il suo carico di 40 pacchi di viveri per complessive 25 tonnellate circa.

Il portavoce dice che si tratta del primo lancio di aiuti americani con il paracadute da quando è avvenuto il terremoto e aggiunge che i militari statunitensi stanno prendendo in considerazione, visti i gravi problemi logistici all’aeroporto di Port-au-Prince, di estendere il lancio degli aiuti dagli aerei ad altre aree di Haiti. Un’opzione considerata invece finora troppo rischiosa.

«Ci sono aiuti di così tante organizzazioni che si accumulano all’aeroporto da aver creato un collo di bottiglia – ha detto Strictland- da ora lanceremo le cose direttamente dal cielo e apriremo un altro punto di distribuzione a nord dell’aeroporto» di Port-au-Prince

Gli Stati Uniti, inoltre, hanno deciso di concedere il visto d’ingresso in America ai bambini di Haiti rimasti orfani e che hanno bisogno di cure. Lo ha reso noto il segretario per la Sicurezza Interna, Janet Napolitano, confermando formalmente quanto già anticipato dal Dipartimento di Stato, che ieri aveva comunicato la concessione del visto a 24 orfani haitiani feriti e portati per questo in territorio americano.

«Siamo impegnati a fare quanto è in nostro potere per cercare di riunire le famiglie ad Haiti – ha detto Janet Napolitano – Nello stesso tempo abbiamo deciso di autorizzare l’ingresso nei confronti dei bambini rimasti orfani e che necessitano di ricevere cure qui».