Haiti piange i morti, cerca i dispersi, aspetta i soccorsi

Pubblicato il 14 Gennaio 2010 - 08:57 OLTRE 6 MESI FA

La quiete dopo la tempesta ad Haiti non è arrivata, dopo il terremoto di martedì si continua a scavare sotto le macerie. Iniziano ad arrivare gli aiuti dopo una notte passata a cercare i dispersi che non rispondono all’appello. Adesso è il momento di fare fronte all’emergenza, agli sfollati, ai fortunati sopravvissuti che vagano tra le rovine in cerca dei propri cari, dormono per strada, sono in migliaia dopo la seconda notte passata all’aperto.

SFOLLATI E FERITI«Arrivano disperati: uomini, donne, bambini senza braccia e senza mani. Li stiamo curando come possiamo. Ma sono tanti, tantissimi, e continuano ad arrivare. Non sappiamo più come fronteggiare questa catastrofe», racconta padre Gianfranco Lovera, frate camilliano originario di Saluzzo (Cuneo), da anni missionario ad Haiti e dirigente dell’ospedale Saint Camille di Port au Prince, la capitale del Paese.

«Un’ecatombe. Quattro scosse una più forte dell’altra. Hanno devastato, spazzato via case, sradicato strade. In città tutto è distrutto, raso al suolo, accartocciato. Anche il nostro ospedale è stato fortemente danneggiato: la violenza del terremoto ha divelto muri, porte, armadi. Il letto della mia stanza è stato scaraventato fuori dall’ospedale. E così la poltrona del dentista», continua disperato.

BILANCIO VITTIME E DISPERSI Sono decine gli italiani che non si trovano, fino a mercoledì sera gli italiani rintracciati erano appena 60 su 190. La Farnesina, come sottolineato dal ministro Franco Frattini, è al lavoro.

Il bilancio provvisorio delle vittime continua a salire, i numeri si gonfiano, le stime rimbalzano da un’istituzione all’altra. Almeno 16 dipendenti dell’Onu, tra cui tre poliziotti giordani, 11 caschi blu brasiliani, oltre ad un poliziotto argentino e un cittadino del Ciad, sono morte. A darne conferma è il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon.

Il premier di Haiti Jean Max Bellerive aveva parlato di «centinaia di migliaia di vittime», mentre il senatore haitiano di opposizione, Youri LaTortue, nipote dell’ex presidente Gerard LaTortue aveva azzardato una stima ancora più preoccupante ipotizzando 500 mila vittime.

La gente guarda al cielo in attesa dei primi aiuti che cominciano ad arrivare con elicotteri dalla base di Guantanamo, nella vicina isola di Cuba. I soccorsi aerei sono fondamentali, il porto è danneggiato e le navi hanno difficoltà ad attraccare. Le provviste, i medicinali e gli operatori umanitari più rapidi sono stati quelli provenienti da Usa, Islanda e Venezuela: quando sono apparsi all’orizzonte è scattata la grande corsa verso l’aeroporto di centinaia di persone disperate.

AIUTI USA Gli Stati Uniti hanno fatto entrare in azione a Port-au-Prince le prima squadre di soccorso medico. Lo ha reso noto la Casa Bianca, il cui funzionario Denis McDonough ha spiegato come il presidente Barack Obama sia determinato a far giungere “con la massima rapidità” gli aiuti alla popolazione di Haiti colpita dal terremoto.

I militari Usa hanno anche scaricato all’aeroporto della capitale haitiana, gravemente danneggiato dal sisma, una serie di apparecchiature elettroniche per rendere più sicure le operazioni di atterraggio e decollo dei velivoli carichi di aiuti. Inoltre, le prime squadre di soccorso medico sono giunte a Port-Au-Prince per aiutare le vittime e per evacuare i cittadini americani gravemente feriti.

«Dobbiamo fare presto» è stato il monito di Obama, che ha fatto scattare da ieri una massiccia operazione di emergenza per le vittime del terremoto di martedì sottolineando che in tragedie del genere «le prime 72 ore sono decisive» per salvare più vite umane possibile. Il Pentagono ha usato i suoi aerei per trasportare a Port-au-Prince squadre di specialisti per questo tipo di emergenze e decine di tonnellate di generi di prima necessità: viveri, acqua, medicine.

Nello stesso tempo la Navy ha ordinato ad alcune unità militari – compresa la portaerei Carl Vilson e tre navi anfibie (una in grado di trasportare duemila marine) – di partire alla volta di Haiti. La portaerei Vinson è già in navigazione ed è attesa al largo di Haiti oggi. Le squadre militari giunte in aereo hanno portato nell’isola anche equipaggiamento elettronico per rafforzare il sistema di comunicazioni nella capitale di Haiti. L’uso delle unità militari Usa ad Haiti presenta anche problemi diplomatici viste le accuse di ingerenze nella politica del paese lanciate più volte in passato contro Washington. Le prime squadre americane specializzate nel salvataggio di persone rimaste intrappolate sotto le macerie sono giunte ad Haiti provenienti dalla Florida, dalla Virginia e dalla California, accompagnate da personale medico.

CLINTON Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha detto a Honolulu, alle Hawaii, che il bilancio del terremoto che ha colpito Haiti «è uno dei più gravi degli ultimi anni per quanto riguarda la perdita di vite umane». Hillary Clinton ha annullato per questo il suo previsto viaggio di Stato in Nuova Zelanda e Australia, e dalle Hawaii ha deciso di fare immediato rientro a Washington.

«Lo tsunami dell’ Oceano Indiano è stata una terribile tragedia con un numero enorme di vite perdute – ha detto Hillary Clinton, secondo la quale – anche ad Haiti, a quanto ne so, le vittime saranno moltissime».

EVACUAZIONI Il Dipartimento di Stato americano ha cominciato le prime evacuazioni da Haiti, precisando che per le emergenze viene utilizzato il carcere di Guantanamo, a Cuba.  Philip Crowley, portavoce del ministero degli Esteri Usa, ha riferito che sono scattati i primi interventi: «Abbiamo potuto cominciare ad evacuare un numero contenuto di cittadini americani rimasti feriti. Credo che siano stati evacuati verso Guantanamo» ha detto Crowley.