Haiti devastata dal terremoto, un senatore: “500.000 morti”

Pubblicato il 13 Gennaio 2010 - 08:27 OLTRE 6 MESI FA

La terra non ha smesso di tremare per tutta la notte ad Haiti sotto le trentadue scosse del terremoto peggiore degli ultimi 200 anni. La capitale Port au Prince è distrutta, manca l’elettricità, i telefoni sono fuori uso e per tutta la notte i soccorritori si sono dovuti muovere nelle tenebre, fra le macerie che bloccavano le strade, alla ricerca delle vittime.

CENTINAIA DI MIGLIAIA DI MORTI. Il premier di Haiti Jean Max Bellerive, raggiunto telefonicamente dalla Cnn, ha detto che il sisma potrebbe aver causato “centinaia di migliaia di vittime”. Ancora più drammatica la stima di Youri LaTortue,   senatore  haitiano di opposizione nipote dell’ex presidente Gerard LaTortue,  che parla di “cinquecentomila morti”.

Poche ore prima  l’ambasciatore haitiano presso l’Organizzazione degli Stati Americani a Washington aveva parlato di “decine di migliaia di morti”. Possibile che tra le vittime ci sia anche un italiano. La Farnesina sta verificando la notizia, per ora sono 60 gli italiani rintracciati su 190.

VITTIME E DISPERSI Il presidente di Haiti, Renè Preval ha detto di temere “migliaia di morti”, ma ancora le autorità non sono in grado di stabilire il numero di persone cadute nel disastro. Il Palais National, il ministero delle Finanze, il ministero dei Lavori pubblici, il ministero della Comunicazione e della Cultura, il Palazzo di giustizia, la Scuola normale superiore:  sono crollati tutti, così come gli edifici del Parlamento e la cattedrale di Port-Au-Prince.

Il quartier generale delle Nazioni Unite si è sbriciolato, come un ospedale a Petionville, un ricco quartiere collinare della città dove vivono le delegazioni diplomatiche. Circa 200 persone sarebbero disperse tra le macerie di un grande albero della capitale haitiana crollato nel sisma, secondo quanto ha riferito Alain Joyandet, segretario di stato francese alla cooperazione.

«Si scava tra le macerie nella notte a Porte-au-Prince nella speranza di trovare superstiti», ha raccontato martedì Ian Rodgers, un attivista Usa del gruppo ‘Save the Children’. «I pianti della gente si intrecciano con le urla di gioia dei familiari quando qualcuno viene trovato vivo. Si tratta in gran parte di sforzi individuali: non vi sono ruspe in azione qui nelle strade».

SCIAME SISMICO Sembra una vera catastrofe provocata da un sisma di magnitudo 7.3, il più violento dal 1770. Dopo la prima scossa devastante alle 16,53 locali (le 20,53 in Italia), che è stata la più forte e con epicentro a 15 km a sud-ovest di Port-Au-Prince, a una profondità di 10 km, ne sono seguite altre 31 di intensità compresa tra 5,9 e 4,2 gradi della scala Richter. Il punto di origine del terremoto si trova  in corrispondenza appunto con la faglia Enriquillo-Plaintain Garden simile nella struttura a quella di San Andreas, con le placche che si muovono una verso l’altra in direzione orizzontale.

L’ultima scossa è stata registrata alle 2,23 (le 8,23 in Italia), secondo i dati del Servizo Geologico statunitense (Usgs). Dopo un iniziale allarme tsunami diramato per tutte le Antille, l’allerta su un possibile maremoto sta ora gradualmente rientrando.

COMUNICAZIONI INTERROTTE La notte è calata sulla capitale di Haiti, dopo il devastante terremoto, creando una atmosfera surreale. «È buio ovunque, non c’è elettricità. Le strade sono piene di gente e di auto bloccate. La gente ha paura ad entrare nelle case. Tutti temono nuove scosse. Molte case sono crollate e un gran numero di persone è sotto le macerie – ha proseguito Pedren – Ci sono persone che piangono e altre che chiedono aiuto. Molti sanguinano.È una scena di caos e disastro».

«L’intera città è nella più totale oscurità, si vedono migliaia di persone sedute lungo le strade, senza sapere dove andare» ha detto Rachmani Domersant, dirigente operativo di un’ organizzazione di volontariato. «Ho visto con i miei occhi – ha continuato – sette o otto edifici, da hotel fino a palazzi per uffici e grandi magazzini, crollare come cartapesta. Dire che ci sono almeno centinaia di morti sotto le macerie appare del tutto inadeguato a fotografare la realtà».

FUNZIONA SOLO SKYPE «Ero in strada in macchina, stavo guidando e ho sentito la prima scossa, ho cercato di raggiungere la radio dove lavoro. Poi sono tornato in strada e, a piedi, ho cercato di trovare mia figlia. In strada ho visto molte persone scappare, molti edifici crollare e travolgere le persone. C’è tanta gente sotto le macerie. Ora è tutto distrutto, le linee telefoniche sono interrotte. Tutto, tranne Skype, è interrotto», racconta un giornalista di Haiti, raccolta da Sky TG 24.

DISPERAZIONE «C’è una coltre di polvere che si alza dalla valle a sud della capitale. La gente implora aiuto da ogni angolo. Si sentono le scosse, chi è ancora vivo ha paura», racconta Kristie van de Wetering, ex impiegata di Oxfam, gruppo di sostegno contro la povertà.

«Il cielo di Port-au-Prince, subito dopo il terremoto, è diventato una nuvola di polvere grigia». La descrizione viene da Henry Bahn, un funzionario Usa in missione nella capitale di Haiti. «Vi è stato un frastuono tremendo e poi tutto ha cominciato a tremare», ha detto Bahn che si trovava nella sua stanza di hotel al momento del terremoto. «La gente ha cominciato ad urlare, si sentivano grida ovunque- ha detto ai media americani – Le strade del mio quartiere sono piene di edifici crollati. Vi sono macerie ovunque».

La miseria, le lotte politiche e la precarietà delle condizioni di vita di Haiti rendono ancora più difficile la situazione. Migliaia di persone vivono in abitazioni di fortuna, baracche ricavate dal legno e con tetti fatti di lamiera che sono stati devastati dal terremoto.

La popolazione si è riversata impaurita per le strade di Port au Prince. Regna la disperazione: «La gente urlava e piangeva. Ho visto molta gente in ginocchio a pregare per le vittime. Ma la terra ha continuato a tremare e la paura era che non fosse finita, che si potesse proseguire all’infinito. Abbiamo cercato di portare alcuni feriti in ospedale ma non si potevano usare le vetture. E anche l’ospedale era in pessime condizioni», ha detto Michael Bazile, un testimone del disastro, intervistato per telefono dai media americani.

SCIACALLI Nel frattempo, c’è già chi ha iniziato ad approfittare del dramma collettivo che sta vivendo la nazione. Un gruppo di uomini e donne ha assaltato un supermercato nella capitale, approfittando dei varchi apertisi nei muri e del fuggi fuggi generale.

AIUTI Gli Stati Uniti hanno inviato da Los Angeles e da Fairfax, in Virginia, una squadra di soccorso di 72 persone con sei cani addestrati per fiutare la presenza di persone tra le macerie e 48 tonnellati di materiali.

La Commissione europea ha stanziato un finanziamento immediato di 3 milioni di euro per far fronte alle prime necessità dell’emergenza. Alcuni esperti forniranno i primi dati sulle necessità immediate.

Anche la Protezione Civile italiana è in partenza per l’isola. Il Dipartimento della Protezione Civile sta organizzando un primo team di intervento per il soccorso alla popolazione di Haiti. E’ prevista la partenza di un C130 della 46 Aerobrigata che porterà nell’isola caraibica un ospedale da campo ed un team sanitario specializzato in medicina di emergenza.

A bordo del velivolo sarà presente anche una squadra del Dipartimento della Protezione Civile che a fianco delle autorità locali si occuperà di pianificare l’eventuale ulteriore invio di materiali e mezzi, anche sulla base delle necessità verificate sul posto.

ITALIANI Non si hanno ancora notizie, tra gli italiani che si trovano in questo momento ad Haiti, di due suore friulane, impegnate da anni nell’assistenza a bambini e famiglie. Le religiose , Anna D’Angela, originaria di Varmo (Udine), e Olivia Pia Colussi, di Casarsa (Pordenone), lavorano in collaborazione con l’associazione “Pane condiviso” di Colloredo di Prato (Udine).

«Ci risulta che ad Haiti ci sono 180 connazionali iscritti all’anagrafe consolare ai quali va aggiunta un’altra decina di italiani che si sono iscritti al sito della Farnesina, “Dove siamo nel mondo”», informa il responsabile dell’Unità di crisi della Farnesina, Fabrizio Romano.

In un primo momento il ministero degli Esteri aveva detto che i connazionali sull’isola colpita dal terremoto erano 70.

«Abbiamo notizia che forse due uomini della Guardia di Finanza si trovano ad Haiti, ma non abbiamo avuto nessuna conferma né sappiamo delle loro condizioni di salute». A dirlo a CNRmedia è il portavoce dell’ambasciata italiana a Santo Domingo Gianfranco Del Pero.

«Stanno tutti beni i dodici italiani della ditta Ghella che si trovano in un cantiere nel nord di Haiti, a una cinquantina di chilometri da Port-Au-Prince», fa sapere, invece, Gianfranco del Pero, responsabile dell’ambasciata italiana nella vicina Repubblica Dominicana. Il diplomatico, che si trova a Santo Domingo, ha ribadito che per ora è impossibile entrare in contatto telefonico con Haiti.

«Siamo insieme a dei colleghi francesi e neanche loro riescono a sapere nulla della loro ambasciata a Port-au-Prince. A quanto sembra, ha precisato del Pero, una parte della sede dell’ambasciata sarebbe crollata», continua del Pero. Si tratta di connazionali che fanno parte di una vecchia emigrazione nel paese, residente ad Haiti da tempo, che nella maggior parte dei casi svolgono diverse attività del personale della Ghella costruzioni, una ditta di Roma, che sta realizzando dei lavori nel nord del paese, in un’area quindi lontana da dove ha avuto luogo il terremoto.

AEROPORTO RIAPERTO. L’Onu ha reso noto che l’aeroporto di Port au Prince è stato riaperto. Si tratta di uno scalo fondamentale per consentire l’arrivo degli aiuti umanitari. L’aeroporto è rimasto chiuso per tutta la notte; poi, dopo le ispezioni delle piste per verificare i danni, le autorità locali hanno autorizzato la riapertura.

OBAMA. Il presidente americano Barack Obama è intervenuto sulla tragedia di Haiti e ha detto: «Il nostro governo agirà per coordinare gli aiuti internazionali. La nostra prima priorità è verificare la situazione delle ambasciate, stiamo cercando di localizzare il personale e le loro famiglie. La seconda è di mobilitare tutte le possibili forme di aiuto militare e civile e avere stime del materiale di cui avremo bisogno. Ci sono unità in partenza dalla Florida e dalla California tra oggi e domani. E’ un momento che ci ricorda la nostra umanità e la storia che ci unisce a queste popolazioni colpite. Ci hanno sempre aiutato. Oggi noi dobbiamo essere lì per loro, voglio incoraggiare tutti coloro che hanno intenzione di dare un aiuto a andare sul sito internet della Casa Bianca per avere informazioni. Daremo al popolo di Haiti pieno sostegno».