“Hemingway fu spinto al suicidio dall’Fbi”

Pubblicato il 5 Luglio 2011 - 18:20 OLTRE 6 MESI FA

Ernest Hemingway (Lapresse)

NEW YORK – Spiato, pressato, forse persino pedinato. Fino a spingerlo all’atto estremo, quello di togliersi la vita. Ernest Hemingway, secondo lo scrittore Aaron Edward Hotchner, amico e collaboratore del premio Nobel,  fu ”sostanzialmente indotto” al suicidio dall”’angoscia” causata dal fatto di essere continuamente spiato dall’Fbi.

Hotchner ne ha parlato a mezzo secolo di distanza dal suicidio, avvenuto con un colpo di fucile a Ketchum, nello stato dello Idaho, il 2 luglio 1961.

Hemingway e Hotchner sono andati per anni a caccia e a pesca insieme in Florida e a Cuba. Sempre insieme hanno visto le corride di Pamplona e i tesori di Roma e Venezia. Hotchner ha raccontato l’amicizia con lo scrittore in due libri, ”Papa Hemingway” e ”Hemingway e il suo mondo”.

L’autore di ”Fiesta” e ”Addio alle armi” fu sorvegliato dagli agenti federali, per volontà precisa di J. Edgar Hoover, già dagli anni Quaranta e la sorveglianza si intensificò negli ultimi anni di vita dello scrittore, quando Hoover si insospettì per i legami di Hemingway con Cuba, da poco diventata il Paese di Fidel Castro.

Per anni, ha scritto Hotchner sul ”New York Times”, l’amico dette poca importanza alle paure che Hemingway aveva dell’Fbi, considerandole frutto della sue fissazioni e della sua paranoia. Poi la recente desecretazione di una serie di documenti dell’Fbi, compreso un dossier di circa 130 pagine sull’autore di ”Il vecchio e il mare”, hanno aperto gli occhi a Hotchner, che oggi afferma: ”Ora credo che Ernest soffrisse davvero molto quella sorveglianza, diventata per lui una sorta di persecuzione, contribuendo sostanzialmente ad accrescere la sua angoscia e portarlo così al suicidio”.