Herbalife, rischio crac in Borsa: schema Ponzi e lupi di Wall Street

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Marzo 2014 - 13:18 OLTRE 6 MESI FA
Herbalife, rischio crac in Borsa: schema Ponzi e lupi di Wall Street

Herbalife, rischio crac in Borsa: schema Ponzi e lupi di Wall Street

ROMA – Herbalife, rischio crac in Borsa: schema Ponzi e lupi di Wall Street. Il titolo di Herbalife è crollato dopo la notizia che la Sec (la Consob Usa) ha avviato delle indagini conoscitive per capire se davvero il sistema di vendita utilizzato che coinvolge consumatori acquirenti non realizzi uno schema piramidale, uno schema Ponzi che scarica sui venditori i rischi e premia i reclutatori. La mossa della Sec era chiaro che avrebbe portato a vendite cospicue del titolo: era stata rinviata più volte a fronte di una sollecitazione fortissima dietro la quale si nascondono gli interessi di un fondo di investimento che ha scommesso un miliardo sulla caduta di Herbalife. In pratica, il classico modello di manovra speculativa aggressiva dove Herbalife è la preda e la Pershing Square Capital Management è il predatore.

A muovere i fili della speculazione c’è William A. Ackman, a capo dell’Hedge fund. Ci sarebbe la sua influenza e la sua organizzazione alla base delle rivendicazioni degli anomali dipendenti della società, in larga parte afroamericani e latinos che si improvvisano venditori: secondo Ackman è “sfruttamento” di lavoratori a basso reddito sottoposti a uno schema piramidale proibito dalla legge. Herbalife dichiara di essere soddisfatta dell’indagine Sec per poter mettere fine alle illazioni sulla regolarità della sua impresa. Se la Sec darà ragione agli argomenti di Ackman ci sarà il tracollo (e la scommessa vinta).

Ma anche per Ackman non è detto che tutto si concluda a suo vantaggio. Un conto è operare per far emergere la verità su una società che organizza schemi piramidali a danno di povera gente, altra cosa è organizzare una serie di azioni allo scopo di muovere al ribasso il prezzo di un titolo per specularci sopra. In questo caso ci potrebbero essere gli estremi dell’insider trading. Entrambi i soggetti rischiano ora la prigione. (Roberto Marchesi, Il Fatto Quotidiano)