Hiv, guarisce dopo un trapianto di cellule staminali: un gene dona l’immunità al virus

Pubblicato il 18 Maggio 2011 - 11:06 OLTRE 6 MESI FA

Virus Hiv

SAN FRANCISCO – L’Hiv è un virus per cui non esiste cura, anche se da anni medici e biologici cercano di comprenderne i meccanismi, in modo da fabbricare un vaccino efficace. Un aiuto alla ricerca medica sull’Aids potrebbe ora arrivare dalla guarigione di Timothy Ray Brown, un 45 enne che nel 1995 scoprì di essere positivo al test dell’Hiv e che oggi è il primo uomo al mondo ad essere guarito da tale virus grazie ad una “cura funzionale”, come la definiscono i medici.

Dopo aver convissuto con il virus fino al 2007 Brown ha scoperto di avere la leucemia e i medici lo hanno sottoposto ad un trapianto di cellule staminali del midollo osseo, che non solo hanno guarito l’uomo dal tumore, ma hanno eliminato completamente il virus dal suo organismo: “ho smesso di prendere i farmaci per l’Hiv il giorno in cui ho effettuato il trapianto e non ne ho più avuto bisogno”, ha dichiarato l’uomo, che in quel periodo viveva a Berlino.

“Sono guarito dall’Hiv. Ho avuto l’Hiv, ma ora l’ho sconfitto”, dichiara Brown, anche se la comunità medica sarebbe cauta a riguardo e la sua saluta continua ad essere costantemente monitorata dai medici del San Francisco General Hospital e dai ricercatori dell’università della California al San Francisco medical centre. I medici hanno spiegato che nell’uomo esiste un gene che rende immuni dal virus, tanto che circa l’1 per cento della popolazione caucasica non corre il rischio di contrarre l’Aids. E’ probabile che il donatore di midollo osseo, che ha salvato la vita di Brown, fosse immune all’Hiv e con il trapianto abbia trasmesso tale gene al malato, rigenerando e fortificando il suo sistema immunitario.

La guarigione di Browns rappresenta quindi un punto di svolta nella ricerca contro l’Aids, tanto che Jay Levi, medico dell’università della California e co-scopritore del virus, comincia a parlare di una cura funzionale: “se saremo in grado si prendere i globuli bianchi di un individuo e manipolarli affinché non siano più infetti e divengano resistenti al virus, e ricreassimo con questi globuli bianchi manipolati l’intero sistema immunitario dell’individuo malato, otterremmo essenzialmente una cura funzionale”.

Anche il dottor Paul Volberding, che ha dedicato alla ricerca contro l’Aids i suoi 30 anni di carriera, sostiene l’importanza del caso del paziente berlinese, ma invita medici e pazienti ad essere cauti: i trapianti di midollo osseo non sono una procedura sicura e indolore, ma presentano un alto rischio di mortalità. Inoltre Volberding ha sottolineato come difficoltosa sia anche la scelta del donatore, che potrebbe essere compatibile per il trapianto ma non possedere il gene per l’immunità al virus.

Sebbene sia ancora presto per annunciare la cura contro questo male, che lentamente consuma chi ne soffre, nuove speranze giungono ora per la produzione di un vaccino, come ha osservato Volberding: “un elemento nella sua terapia, ma non sappiamo bene quale, ha evidentemente permesso all’organismo di debellare il virus. Questo caso clinico si rivelerà un interessante e produttiva area di studio”, uno studio su cui l’Istituto californiano di medicina rigenerativa sta ora concentrando le sue ricerche, nella speranza di replicare il successo ottenuto con il fortunato Timothy Brown.