Non solo Gheddafi. Tutti potenti che in Africa non lasciano il potere

Pubblicato il 19 Marzo 2011 - 12:24 OLTRE 6 MESI FA

ROMA- Muammar Gheddafi in Libia, Ali Abdullah Saleh in Yemen e il re Hamad bin Isa Al Khalifa in Bahrain non sono i soli potenti che nei Paesi africani rifiutano di lasciare il potere. Affrontano le rivolte dei cittadini, così come è successo anche a Zine el-Abidine Ben Ali in Tunisia e a Hosni Mubarak in Egitto, costretti alla fine a lasciare le proprie cariche.

Ma la lista di presidenti e potenti che in Africa si aggrappano al potere è lunga.

– Teodoro Obiang Nguema: in Guinea equatoriale, ha 69 anni e ha preso il potere in un sanguinoso colpo di Stato nel 1979. – Jose Eduardo dos Santos: in Angola, ha 67 anni ed è presidente dal 1979. Ha promesso elezioni dal 2006 fino all’anno scorso, quando la nuova Costituzione ha abolito i ballottaggi presidenziali: il leader del partito che ottiene il maggior numero di seggi diventa presidente.

– Denis Sassou-Nguesso: in Repubblica del Congo, ha 67 anni ed è presidente dal 1979 fino alla sconfitta elettorale nel 1992, ha ripreso il potere nel 1997 con l’aiuto dell’esercito dell’Angola.

– Robert Mugabe: in Zimbabwe, ha 87 anni, è stato eletto nel 1980 dopo una guerra di sette anni perché il potere passasse alla popolazione nera. Non ha accettato la sconfitta elettorale nel 2008 e spinge per porre fine a una traballante coalizione di governo di unità nazionale.

– Paul Biya: in Camerun, ha 77 anni ed è presidente dal 1982. Ha vinto discusse elezioni dal 1992. Ha modificato la Costituzione in modo da potersi ricandidare quest’anno.

– Yoweri Museveni: in Uganda, ha 66 anni, è presidente dal 1986 quando ha preso il potere come leader dei ribelli e messo fine a una guerra civile. Ha rifiutato di indire elezioni fino al 1996. È stato rieletto il 9 marzo in elezioni in cui l’opposizione ha denunciato brogli.

– Re Mswati III: in Swaziland, ha 42 anni, è succeduto al padre nel 1986. È l’ultimo monarca assoluto del mondo. – Blaise Compaore: in Burkina Faso, ha 60 anni, ha preso il potere dopo che il suo amico è stato assassinato in un poco chiaro colpo di Stato di palazzo. Ha cambiato la Costituzione che limitava i mandati presidenziali. Tiene elezioni i cui risultati sono contestati dalla frammentata opposizione.

– Omar al-Bashir: in Sudan, ha 67 anni, ha condotto un sanguinoso colpo di Stato nel 1989. È il primo capo di Stato incriminato dal Tribunale penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità in Darfur. – Idriss Deby: in Chad, ha 59 o 60 anni, ha preso il potere in un colpo di Stato nel 1990. Ha eliminato i limiti al termine dei mandati previsti dalla Costituzione. Il voto è previsto ad aprile.

– Meles Zenawi: in Etiopia, ha 55 anni, membro di un gruppo ribelle che ha messo fine alla guerra civile nel 1991. È stato eletto nel 1995. Ha tenuto discusse elezioni macchiate da scontri e spargimenti di sangue.

– Isaias Afwerki: in Eritrea, ha 65 anni, ha guidato il movimento dei ribelli del Paese che ha contribuito a mettere fine alla guerra civile nel 1991 e ha inaugurato l’indipendenza dell’Eritrea, con lui come presidente, nel 1993. Sostiene che vivrà ancora 40 o 50 anni e che di conseguenza nel Paese le prossime elezioni saranno tra altrettanti anni. – Paul Kagame: in Rwanda, ha 53 anni, ha guidato i ribelli che hanno posto fine al genocidio nel 1994. Eletto dal 2000 in elezioni in cui tutta l’opposizione si peso significativo è stata bandita. –

Yahya Jammeh: in Gambia, ha 45 anni, ha preso il potere nel 1994 con un colpo di Stato e ha giurato di non lasciare mai. I capi tribù del Paese stanno conducendo una campagna per farlo re.

– Ismail Omar Guelleh: in Gibuti, ha 67 anni, eletto nel 1999 per continuare la dinastia familiare che durava da 30 anni. Ha cambiato la Costituzione per potersi ricandidare a un terzo mandato ad aprile.

– Faure Gnassingbe: in Togo, ha 44 anni, ha vinto contestate elezioni nel 2005 per succedere al padre, che è stato al potere per 38 anni. – Ali Bongo: in Gabon, ha 52 anni, ha vinto le elezioni nel 2009 tra accuse di brogli e violente proteste, dopo che il padre è morto dopo aver tenuto il potere dal 1967.