Influenza. Dopo picco stagionale colpisce ancora in Europa e Asia orientale

Pubblicato il 25 Gennaio 2017 - 16:26 OLTRE 6 MESI FA
Influenza

Influenza

GB, LONDRA – Sterlina debole e crescita dell’inflazione preoccupano i britannici grandi amanti della birra. Secondo il Guardian infatti, uno dopo l’altro i colossi del settore stanno alzando i prezzi della bevanda regina del pub.

Gli ultimi due sono stati Heineken e Carlsberg, oltre a MolsonCoors, produttore della Carling, la più popolare nel Regno, e ABInBev con la sua Budweiser.

Carlsberg ha dichiarato che di fronte alla sfida dei “costi significativi” ha aumentato i prezzi in media del 2,6%, mentre Heineken ha rialzato di 6 pence il costo di una pinta. Se la debolezza della sterlina persiste i produttori sono già pronti ad introdurre nuovi e più consistenti aumenti dei prezzi.

Dopo aver superato il picco stagionale in anticipo rispetto agli anni precedenti, l’influenza continua a colpire in molti Paesi del mondo, soprattutto in Asia orientale e in Europa. In tutto il mondo, il virus A (H3N2) resta quello predominante e la maggior parte dei virus circolanti è simile a quelli contenuti nei vaccini per la stagione 2016-2017.

E’ quanto si legge nel bollettino dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) relativo al periodo dal 26 dicembre 2016 al 8 gennaio 2017. In Europa l’attività influenzale è stata elevata, e le persone di età superiore ai 65 anni sono state quelle più frequentemente associate a forme gravi di infezione. In particolare, secondo il rapporto Flu News Europa, l’incidenza registrata risulta molto elevata in Albania, media in Francia, Svizzera e Irlanda, relativamente bassa in Italia.

In Nord America, l’attività influenzale ha continuato ad aumentare, così come in Asia. Nel sud-est asiatico, così come nei paesi dell’America centrale e meridionale, è rimasta bassa. In Nord Africa, casi hanno continuato a essere segnalati in Marocco e in Tunisia. Complessivamente, nel periodo, i laboratori Oms hanno effettuato 165.297 esami, di cui 40.259 positivi ai virus influenzali.

Di questi, nel 96,4% dei casi si trattava di influenza A e del 3,6% B. In particolare, il 97,4% dei casi di A appartenevano alla sottospecie H3N2. Quanto al ceppo B, la metà dei casi era del sottogruppo B-Yamagata, l’altra metà B-Victoria.