Iran/ Al via il processo contro secondo gruppo di oppositori di Ahmadinejad. Alla sbarra anche una cittadina francese e un iraniano che lavora per l’ambasciata britannica

Pubblicato il 8 Agosto 2009 - 13:31 OLTRE 6 MESI FA
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Clotilde Reiss

È cominciato nella mattina di sabato a Teheran, nel Tribunale rivoluzionario, il processo a carico del secondo gruppo di oppositori del regime coinvolti nei disordini in Iran scoppiati dopo il contestato risultato delle elezioni che hanno riconfermato Mahmud Ahmadinejad.

Alla sbarra degli imputati anche una cittadina francese accusata di aver raccolto informazioni e di aver istigato i rivoltosi, che contestavano in piazza i brogli tramite i quali Ahmadinejad si sarebbe aggiudicato la consultazione.

Si tratta di Clotilde Reiss, 24 anni, già lettore presso l’Università di Isfahan, nell’Iran centrale, presso cui aveva ottenuto una borsa di studio dopo essersi laureata in patria in Scienze Politiche. A provocarne l’arresto, il 1 luglio, sarebbe stato l’invio per e-mail a un amico iraniano di fotografie effettuate durante una protesta a Isfahan.

Insieme a lei, secondo l’agenzie “Irna”, sono finiti alla sbarra anche una cittadina della Repubblica Islamica, identificata solo come Ashfar, che lavora per l’ambasciata di Francia a Teheran e un cittadino iraniano che lavora per l’ambasciata della Gran Bretagna, Hossein Rassam, un analista politico che era stato arrestato il 27 giugno insieme a otto connazionali e cheora è stato accusato di spionaggio. Rassam ha sostenuto in tribunale che fu la stessa ambasciata britannica  a chiedergli di partecipare alle manifestaizioni contro Ahmadinejad.

In base alla ‘sharia’, la legge coranica, tutti gli imputati a questo processo rischiano la pena capitale.

Tra coloro che sono comparsi in aula oggi, sempre stando alla ‘Fars’, c’erano anche uno dei più noti giornalisti dell’Iran, Ahmad Zaydabadi, ed esponenti di spicco del fronte moderato quali Ali Tajernia, Hedayat Agha’ie, Shahab Tabataba’ie e Javad Emam.

La polizia ha anche disperso i parenti degli accusati che si erano radunati davanti al tribunale. Lo rende noto il sito riformista Mosharekat. Secondo il sito, «i parenti degli imputati e un gran numero di persone si erano radunati davanti al tribunale. Quando hanno cominciato a gridare Allah è grande, la polizia ha caricato per disperdere la folla».