Sakineh morirà, ma non per lapidazione: la impiccheranno. Per lei, accusata di aver collaborato all’omicidio del marito per il governo iraniano, si sono mobilitati gli Usa, la Francia, l’Italia e tanti altri Paesi occidentali.
Ad annunciare la prossima esecuzione di Sakineh Mohamadi Ashtiani è stato il procuratore generale dell’Iran, Gholam Hussein Mohsen Ejei: la donna finirà appesa a una corda non per adulterio, reato per cui sarebbe morta a colpi di pietre, ma per omicidio.
“In base alla decisione del tribunale, e’ stata condannata per omicidio”, ha detto il religioso, “e la pena per questo delitto ha preminenza sul reato di adulterio”. Riguardo alle proteste internazionali contro l’Iran, innescate dal caso di Sakineh, il procuratore generale, ha aggiunto che “La questione non deve essere politicizzata: il potere giudiziario non si può lasciare influenzare dalla campagna di propaganda avviata in Occidente”.
Non è dunque bastato l’appello del figlio, Sajjad Ghadarzadeh, non è stato ascoltato quello delle piazze europee: Sakineh andrà alla forca, anche se il presidente MAhmoud Ahmadinejad alle Nazioni Unite aveva detto che la donna non era mai stata condannata a morte.
Proprio il figlio non si vuole dare per vinto e si rivolge ancora a Roma: ”Chiediamo alle autorita’ italiane di intervenire per aiutarci”. Nel caos di notizie ha richiamato alla cautela il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehman-Parast: ”Le procedure legali non sono concluse, un verdetto sara’ deciso quando saranno terminate”.
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