Iraq: i militari italiani feriti stavano combattendo l’Isis al fianco dei peshmerga

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 10 Novembre 2019 - 18:15 OLTRE 6 MESI FA
Iraq: i militari italiani feriti in Kurdistan stavano combattendo al fianco dei peshmerga

Iraq: i militari italiani feriti stavano combattendo al fianco dei peshmerga (foto d’archivio Ansa)

ROMA – I militari italiani feriti nell’attentato in Iraq stavano combattendo l’Isis al fianco dei peshmerga nel Kurdistan iracheno. L’attacco è avvenuto intorno alle 11 locali, nella zona di Suleymania. Ad essere coinvolti sono stati i commandos della task force presente in quell’area, che stava svolgendo un’attività di supporto ad una unità di forze speciali dei Peshmerga. I cinque feriti sono tre incursori della Marina (appartenenti al Goi, il Gruppo operativo incursori) e due dell’Esercito (9/o Col Moschin).

Iraq: i militari italiani tutti feriti alle gambe.

I tre militari italiani rimasti più gravemente feriti dei cinque coinvolti nell’attentato di oggi hanno tutti riportato serie lesioni alle gambe: per uno, secondo quanto si è appreso, è stato necessario ricorrere ad una amputazione parziale di una gamba. L’ordigno rudimentale li avrebbe colpiti durante una missione a piedi, condotta insieme alle forze di sicurezza irachene che stanno addestrando.

I tre militari sono tutti in prognosi riservata ed attualmente ricoverati in un ospedale militare a Baghdad. Dei tre il più grave ha riportato un’emorragia interna; un altro ha perso alcune dita di un piede e il terzo ha gravissime lesioni a entrambe le gambe, che sono state parzialmente amputate. Gli altri due militari coinvolti nell’esplosione, invece, hanno riportato solo micro fratture e lesioni minori.

1100 militari italiani in missione contro l’Isis.

I cinque militari italiani rimasti feriti in Iraq sono impegnati nella missione ‘Prima Parthica’ / Inherent Resolve’, l’operazione della coalizione multinazionale contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq cui partecipano 79 paesi e 5 Organizzazioni internazionali.

Il contributo italiano alla missione, iniziata il 14 ottobre 2014, prevede un impiego massimo di 1.100 militari, 305 mezzi terresti e 12 mezzi aerei. La missione prevede in particolare l’addestramento delle forze di sicurezza curde ed irachene – con il personale italiano dislocato tra Erbil, nel Kurdistan iracheno, e Baghdad – la ricognizione aerea con i droni e attività di rifornimento carburante in volo per i velivoli della coalizione. Ad Erbil opera il personale dell’Esercito nell’ambito del ‘Kurdistan Training Coordination Center’ il cui comando è attribuito alternativamente per un semestre all’Italia e alla Germania.

A Baghdad e a Kirkuk – dove oggi c’è stato l’attentato – sono invece impegnati gli uomini delle forze speciali, appartenenti a tutte le forze armate italiane, che hanno il compito specifico di addestrate i militari iracheni del ‘Counter Terrorism Service (Cts) e le forze speciali e di sicurezza curde. Nella capitale irachena sono poi dislocati altri 90 militari nell’ambito della ‘Police task force Iraq’, che ha il compito di addestrare i poliziotti iracheni che devono operare nelle zone liberate dall’Isis.

Per quanto riguarda infine l’impegno dei mezzi aerei, 4 elicotteri da trasporto Nh90 sono schierati ad Erbil mentre in Kuwait sono schierati i Boeing Kc 767 A, gli Eurofighters e i Predator. A questi velivoli è affidato il compito di rifornimento in volo e sorveglianza del territorio.

Le forze dei vari Paesi che aderiscono alla coalizione operano in base a due risoluzioni dell’Onu: la numero 2170 del 15 agosto 2014 e la numero 2178 del 27 settembre 2014, sulla base della richiesta di soccorso presentata il 20 settembre 2014 dal rappresentante permanente dell’Iraq presso l’Onu al Presidente del Consiglio di Sicurezza. (Fonte Ansa).