Iraq, più di 50 le vittime dell’attacco alla chiesa. I cristiani sempre più nel mirino

Pubblicato il 1 Novembre 2010 - 08:07 OLTRE 6 MESI FA

L’ultimo bilancio descrive una vera carneficina: sono più di 50 le vittime dell’attacco avvenuto ieri da parte di un gruppo di uomini armati legati ad Al Qaeda a una chiesa cristiana nel centro di Baghdad. “Ci sono stati 37 ostaggi uccisi e 56 feriti nell’attacco di domenica sera alla chiesa a Baghdad”. A questi si aggiungono anche sette membri dei servizi di sicurezza morti durante il blitz, ha spiegato un funzionario del ministero dell’Interno, aggiungendo inoltre che ”5 terroristi sono morti e otto sospetti sono stati arrestati”. Secondo la fonte, al momento dell’attacco si trovavano un centinaio di fedeli nella chiesa siriana-cattolica.

La chiesa presa di mira dal commando è quella di Saiydat al Nayat (Nostra Signora del perpetuo soccorso), situata nel centro di Baghdad. I terroristi, che avevano detto di appartenere all’organizzazione Stato islamico dell’Iraq, la cellula irachena di al Qaida, avevano minacciato di uccidere gli ostaggi se non fossero stati scarcerati alcuni membri del network del terrore di Osama bin Laden detenuti in Iraq e in Egitto. Prima di fare irruzione nella chiesa di rito cattolico orientale, i terroristi – che indossavano dei giubbetti imbottiti di esplosivo – hanno fatto esplodere un’autobomba e ucciso almeno sei persone. Tra le vittime anche una bambina, come ha rivelato Shlemon Warduni, vicario patriarcale di Babilonia dei caldei.

Due delle vittime erano agenti di guardia alla vicina Borsa valori, che secondo alcune fonti sarebbe stato il vero obiettivo del commando. I terroristi hanno chiamato dall’interno della chiesa la tv locale al Baghdadia. Una fonte ha riferito che il terrorista parlava un arabo classico e non il dialetto iracheno. Durante il blitz delle forze di sicurezza alcuni elicotteri muniti di telecamere hanno volteggiato incessantemente sopra la chiesa che, assieme ad altri cinque luoghi di culto cristiani, era stata già bersaglio di un attacco coordinato dei terroristi il primo agosto del 2004 in cui vi furono morti e feriti. Una fonte della polizia federale ha detto che i terroristi chiedevano la liberazione di alcuni esponenti di al Qaeda in carcere, tra cui la vedova di Abu Omar al Baghdadi, l’ex capo dello Stato islamico dell’Iraq, ucciso lo scorso aprile. Il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, aveva auspicato ”una soluzione pacifica e senza ulteriore spargimento di sangue” al momento della presa degli ostaggi nella chiesa. ”I cristiani vivono là una situazione di grande insicurezza e verso di loro esprimiamo solidarietà”, ha detto. I cristiani in Iraq sono circa 500 mila su una popolazione di quasi 31 milioni.

L’episodio di ieri è solo l’ultimo di una serie di attacchi sferrati negli ultimi anni contro i cristiani in Medio Oriente e in particolare in Iraq. Il 6 gennaio 2010, in Egitto, c’è stata una strage di cristiani copti – otto, più un agente di polizia – che uscivano dalla messa di Natale mentre in Iraq, il 15 dicembre 2009, poco prima del Natale gregoriano, c’erano state alcune autobomba esplose fuori da chiese di Mossul e alcuni omicidi avvenuti in circostanze poco chiare. Nella stessa zona, l’anno prima, oltre 40 cristiani erano stati vittime delle violenze degli estremisti sunniti sempre nella zona di Mossul e circa 12 mila di loro avevano abbandonato la regione per trasferirsi altrove.

Continui gli attacchi contro le chiese, per i quali il Vaticano è più volte intervenuto presso il governo iracheno. Questa crescente minaccia sta provocando una massiccia ondata di cristiani in fuga dall’Iraq e da tutto il Medio Oriente: un’inchiesta dell’Independent britannico ha puntato nei giorni scorsi i riflettori su un esodo di proporzioni bibliche la cui causa non è da attribuire soltanto alla presenza dominante dell’Islam. ”In tutto il Medio Oriente è la stessa storia: minoranze cristiane disperate e a volte terrorizzate che lasciano i villaggi e le città di origine”, scrive il quotidiano. In Iraq i cristiani sono adesso appena 550 mila, il tre per cento della popolazione: sono scappati al tempo della prima guerra del Golfo nel 1991, ma soprattutto dopo l’invasione del 2003, in quella che sembra una paradossale conseguenza della fede cristiana dei due presidenti Bush che portarono nel paese di Saddam Hussein le truppe di occupazione. Dopo la fine della dittatura di Saddam, infatti, cristiani e musulmani si sono trovati a fronteggiarsi direttamente, dopo anni di ‘tregua’ imposta dal regime.

Ma non è solo l’Iraq, ha scritto Robert Fisk, il più famoso corrispondente di guerra britannico, a conclusione del Sinodo in Vaticano dedicato al Medio Oriente la scorsa settimana: oltre metà dei cristiani del Libano, un tempo una maggioranza, vivono fuori dal paese. In Egitto i copti – al massimo adesso otto milioni – rappresentano meno del 10 per cento della popolazione. Nel 1900 i cristiani erano il 22,7 per cento degli abitanti del Medio Oriente, oggi sono meno del sei per cento del totale.