ROMA – Il soldati bambini del califfato hanno un loro inno, “nasheed”, e lo cantano in francese. “Il vostro sangue colerà per i vostri crimini, abbiamo di che difenderci…”. Nel video di propaganda mostrati bimbi vittime di raid e le giovanissime leve dell’Isis che minacciano l’Occidente.
Intanto il Pentagono ha preparato una lista di target, un’estensione di quella che da anni la Cia utilizza nella caccia ai terroristi. Per ognuno c’è un’istruttoria, con la raccolta di dati su dove vive, come si sposta, contatti, collaboratori. E’ una mappa planetaria, dalla Somalia allo Yemen, dall’Afghanistan all’Iraq. Su questa si è sovrapposta quella legata alla lotta all’Isis nel teatro siro-iracheno. Il JSOC, Joint Special Operations Command, ha messo insieme le forze speciali – Delta Force, Navy Seals – a team dei Berretti Verdi. I primi abituati a sfondare, i secondi addestrati anche ad interagire con l’ambiente circostante. Poi l’intelligence, con una doppia chiave: gli agenti indagano attraversano i propri ganci nel campo nemico e in alcuni casi «incidono» con i Reaper. E’ una pressione costante che senza dubbio ha messo fuori combattimento numerosi «ufficiali» di al Baghdadi. Nell’articolo di «Daily Beast» è citato Charaffe al Mouadan, detto Abu Suleymane, sospettato da molti di essere uno dei referenti del commando del Bataclan. Dettaglio sul quale non tutti sono d’accordo. Al suo nome se ne sono aggiunti diversi, alcuni con incarichi noti – Abdul Haker Akim, Abu Sayf, Omar al Shishani -, altri meno famosi ma importanti. Va anche rilevato che solo 10, compresi alcuni leader di al Nusra, sono stati fatti fuori in Siria.