Israele, ex presidente Katsav in cella tormentato dal detenuto cui negò grazia

Pubblicato il 18 Ottobre 2012 - 10:58 OLTRE 6 MESI FA
Moshe Katsav (Foto Lapresse)

TEL AVIV – Negare la grazia ad un condannato e ritrovarsi in cella con lui: sembra quasi la pena del contrappasso di Dante. Ma quest’ “inferno” di espiazione non è sottoterra ma in Israele. I due condannati sono Ami Popper, pluriergastolano, e Moshe Katsav, ex presidente.

Alla Maasiyahu Prison di Ramle, vicino alla capitale Tel Aviv, Popper c’è arrivato dopo una condanna a sette ergastoli per aver ammazzato aver ammazzato altrettanti palestinesi, Katsav dopo una condanna a sette anni per duplice stupro. Ma il carcere non è l’unica pena che l’ex presidente israeliano s’è trovato a scontare. Perché dopo essersi visto negare la grazia da Katsav presidente, ora Popper non si è fatto sfuggire l’occasione.

Così sono iniziate le piccole vendette: spennellate di colla sulle pareti della cella, materasso inzuppato d’acqua, tanto per dirne alcune. Anche perché Popper s’è fatto degli amici nei suoi anni in prigione. Con loro ha messo in pratica la propria personale vendetta. E dire che era stato proprio Katsav a chiedere di finire nella sezione degli ebrei ultra ortodossi, sperando di evitare trattamenti “paticolari” per i suoi reati sessuali.

Ma tra un galeotto ed un ex presidente, seppure condannato per stupro, la differenza c’è. Se prima non s’era mostrata, è apparsa evidente quando la mogli di Katsav ha chiamato il successore del marito, Shimon Peres. Ha invocato il trasferimento di Popper. Peres è stato più comprensivo del predecessore e l’ha concesso.

Popper è finito alla Ayalon Prison. Le autorità carcerarie israeliane si sono affrettate a chiarire che il trasferimento di prigionieri è una procedura frequente, “non legata ad incidenti particolari”.