Israele, rabbini con stella dell’Olocausto contro le ‘donne disoneste’

Pubblicato il 2 Gennaio 2012 - 20:50 OLTRE 6 MESI FA

GERUSALEMME – Gli ultraortodossi israeliani sono pronti: la stella dell’Olocausto indossata alla manifestazione di sabato per sostenere il diritto alla separazione dei generi nei loro quartieri e in altri luoghi pubblici potrebbe restare sui loro cappotti per sempre.

La manifestazione degli haredim, gli ultraortodossi, ha suscitato critiche e polemiche in Israele, ma non ha placato la determinazione di chi era in piazza.

“Se continueremo a essere osteggiati e se continuerà la pressione contro i posti separati tra uomini e donne in autobus, andremo sempre in giro con le stelle gialle sul petto”, ha minacciato uno degli ideatori della protesta intervistato dal quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth.

Le foto di bambini con la stella di David appuntata sulla giacca e di uomini che indossavano le uniforme a strisce dei campi di concentramento hanno occupato tutte le prime pagine dei giornali israeliani.

L’immagine che ha colpito di più l’opinione pubblica è stata quella di un bambino, le mani alzate in segno di resa, che ricordava la celebre foto del bambino terrorizzato nel ghetto di Varsavia occupato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

“E’ sconvolgente e terribile. La leadership degli ebrei ortodossi che in generale mostra senso di responsabilità deve sradicare questo fenomeno intollerabile”, ha dichiarato il ministro della Difesa Ehud Barak.

Furibonda la reazione di Tzipi Livni, leader dell’opposizione: “Apporre stemmi gialli sui bambini è una grossa offesa alla memoria dell’Olocausto. Anche nel dibattito in corso sulla segregazione femminile negli ambienti ultraortodossi, ci sono linee che non si possono superare”.

La manifestazione si è svolta in un clima di crescente tensione tra religiosi e laici con una frangia radicale di ebrei ultraortodossi che nelle ultime settimane è stata protagonista di una serie di episodi di discriminazione di donne.

Tra i più recenti quello che ha suscitato la maggiore indignazione è stato il caso di una bambina di 8 anni che ha raccontato in televisione di essere stata colpita da insulti e sputi da parte di ebrei ortodossi perché vestita, secondo loro, in modo “immodesto”.

Rabbini, militari e politici discutono sulla legittimità del traumatizzante ricorso a quei tragici ricordi e al paragone con la Shoah per sostenere la priorità della legge religiosa su quelle dello stato.

Gli ultraortodossi si ritengono vittime di una persecuzione da parte del resto della società, anche se uno dei loro partiti, Shas, fa parte del governo: si tratta del ministro degli Interni, Eli Yishai.

Solo, però, una parte dei rabbini, i più estremisti, approva la brutalità verso le donne “immodeste”, che non rispettano le antiche regole, come gli ingressi separati nei negozi o negli autobus, i marciapiedi divisi e un abbigliamento che le copra fino ai polsi e alle caviglie.