“Aragoste per i soldati italiani”: per Bob Woodward i “privilegi” italiani ostacolo per vincere in Afghanistan

Pubblicato il 28 Settembre 2010 - 13:22 OLTRE 6 MESI FA

Nell’Afghanistan della guerriglia e degli attentati c’è chi si fa arrivare le aragoste dall’estero. E non sono facoltosi uomini d’affari, ama gli stessi soldati sul posto per la stabiliazzazione della regione. Soprtattutto, non sono s0ldati qualunque, ma italiani.

A raccontare questa loro abitudine è il libro di Bob Woodward, “Obama’s Wars”, arrivato nelle librerie d’America, in alcuni barni anticipati dalla Stampa. Il contingente italiano, secondo quanto riportato dal giornalista del Washiongton Post autore dello scoop che rivelò il Watergate, “gli italiani hanno mandato uno chef afghano in una scuola di cucina in Italia e fanno arrivare in aereo le aragoste, con le quali facevano uno “straordinario risotto”.

Un atteggiamento ben diverso da quello che si dovrebbe tenere per cercare di instaurare: “Gli italiani possono anche stare in Afghanistan, ma, in contrasto con i principi che guidano la controguerriglia, rifiutano di essere parte dell’Afghanistan”.

Al racconto dei crostacei, Woodward aggiunge la descrizione del comandante generale Rosario Castellano, un “esuberante, muscoloso paracadutista”, che non nasconde agli americani i propri pensieri sulla “natura inquisitoria di Stanley McChrystal”, il generale all’epoza a capo della coalizione.

Nonostante questi stralci di sarcasmo, il giudizio complessivo sugli italiani e comunque positivo: il team americano “ottiene risposte soddisfacenti alle domande rivolte”. Ma la conclusione non cambiò: l’esito della missione tra le truppe alleate portò i consiglieri di McChrystal alla coinclusione che “entro un anno o due la guerra sarebbe diventata esclusivamente americana”, anche perché “l’ultima cosa che i generali volevano erano più forze Nato in giro a chiedeer sostegno aereo contro afghani considerati sospetti”.