John Dillinger, giallo sulla sua morte: i resti del gangster saranno riesumati 85 anni dopo

di redazione Blitz
Pubblicato il 31 Luglio 2019 - 19:49 OLTRE 6 MESI FA
John Dillinger, giallo sulla sua morte: i resti del gangster saranno riesumati 85 anni dopo

John Dillinger in una foto segnaletica dell’Fbi

ROMA –  A 85 anni dalla sua morte, saranno riesumati i resti di John Dillinger, uno dei più famosi gangster degli anni Trenta, ucciso a soli 31 anni dall’Fbi dopo esserne diventato il “Nemico pubblico” numero uno, come recita anche il titolo del film interpretato da Johnny Depp nel 2009.

Uno dei suoi nipoti, Michael C. Thomson, ha ora ottenuto dal dipartimento Sanità dell’Indiana l’autorizzazione a far riesumare il corpo, a metà settembre. Nella sua richiesta non ha fornito spiegazioni. Ma secondo Susan Sutton, una storica dell’Indiana Historical Society, l’obiettivo è fare luce sulle teorie cospirative secondo cui Dillinger non sarebbe sepolto al cimitero di Crown Hill, divenuto negli anni vera e propria attrazione turistica.

Dillinger fu a capo della famosa “Banda del terrore” che seminò la morte nel Midwest, tra il 1933 e il 1934, in piena Grande Depressione. La gang uccise almeno dieci persone e mise a segno rapine e colpi in ventiquattro banche e quattro stazioni di polizia. I giornali lo dipinsero però come un Robin Hood americano, mentre l’allora capo dell’ufficio investigativo federale, Edgar Hoover, usò il caso del gangster per favorire la nascita di un’organizzazione sofisticata, quella che sarebbe diventata la moderna Fbi, composta da uomini e mezzi, per affrontare il crimine organizzato. Tra le leggende si narra persino che l’Fbi sia caduta in un tranello e abbia ammazzato in realtà l’uomo sbagliato.

La riesumazione non si prospetta semplice perché il padre del boss fece coprire la bara con quattro lastre di cemento e rottami di ferro, per il timore che il corpo fosse profanato o addirittura trafugato. Alla famiglia erano infatti stati offerti soldi per prestare il cadavere ed esibirlo in alcune mostre.

Quando svaligiava le banche, Dillinger bruciava i registri contabili su cui erano annotati i debiti e le ipoteche delle persone in quegli anni di grandi difficoltà economiche, riuscendo ad attirare su di sé la gratitudine di tanti clienti a corto di denaro e la simpatia di buona parte dell’opinione pubblica. Il gangster si era inoltre creato una immagine iconica da rapinatore fascinoso ed elegante, con un cappello alla moda e impeccabili abiti sartoriali, insieme al suo inseparabile mitra Thompson.

Aveva cominciato la sua carriera criminale a 21 anni, rapinando la drogheria vicino a casa, a Mooresville, nell’Indiana. Poi diventò il capo di una gang che mise a segno decine di colpi. Si alleò anche con la gang di un altro noto criminale dell’epoca, “Baby Face” Nelson, che era ben più rude e privo di scrupoli e che assieme a lui arrivò a dividersi la fama di “nemico pubblico”. Per far perdere le sue tracce, Dillinger tentò persino di cancellare le proprie impronte digitali con l’acido. Si disse anche che si fosse sottoposto a chirurgia plastica per cambiare volto.

Incarcerato due volte, riuscì sempre ad evadere. Ma l’ultima fuga, nel 1934 a Crown Point, Indiana, gli fu fatale perché prese in ostaggio alcuni agenti e rubò la vettura del direttore del carcere con la quale varcò il confine dello Stato, facendo scattare una grande caccia all’uomo da parte dell’Fbi.

Quattro mesi dopo fu identificato e ucciso a tradimento con cinque colpi d’arma da fuoco da alcuni agenti federali mentre usciva da un cinema di Chicago, dopo aver visto il film poliziesco Manhattan Melodrama con Clark Gable, insieme alle prostitute Polly Hamilton e Ana Cumpanas. Fu quest’ultima a tradirlo, la “donna in rosso”, come fu poi chiamata per il colore dell’abito indossato (in realtà una gonna arancione) per farsi riconoscere dalla polizia. 

Il corpo di quell’uomo verrà riesumato in vista di una nuova analisi, e reinterrato entro il 16 settembre. (Fonte: Ansa)