Kenya: “Terroristi facevano telefonare a casa i cristiani, poi li uccidevano”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Aprile 2015 - 09:25 OLTRE 6 MESI FA
Kenya: "Terroristi facevano telefonare a casa i cristiani, poi li uccidevano"

Kenya: “Terroristi facevano telefonare a casa i cristiani, poi li uccidevano”

NAIROBI (KENYA) – “I terroristi hanno costretto gli studenti cristiani a chiamare a casa, a dire ai propri genitori: ‘Noi moriamo perché Uhuru (Kenyatta, il presidente keniano, ndr) persiste a restare in Somalia’. Poi sparavano e li uccidevano”: questo è il racconto del massacro del campus universitario di Garissa, nel Nord del Kenya, fatto da una sopravvissuta.

Si chiama Helen Titus, ha 21 anni, studia letteratura inglese ed è riuscita a sfuggire alla strage costata la vita ad almeno 148 persone nonostante sia cristiana: si è finta morta cospargendosi viso e capelli con il sangue dei compagni uccisi. Così si è salvata, e adesso racconta quelle ore di terrore.

“Appena entrati nel campus gli assalitori si sono diretti verso l’aula magna dove noi cristiani stavamo recitando le preghiere del mattino. Avevano studiato l’edificio, sapevano tutto. Poi si sono diretti verso i dormitori. Hanno urlato ai ragazzi di venir fuori”.

Alcuni sono scappati gettandosi dalla finestra, riferisce un’altra sopravvissuta, Nina Kozel:

“Quelli che si sono nascosti sotto il letto e negli armadi sono stati uccisi sul colpo, mentre quelli che si sono arresi sono stati liberati se musulmani e uccisi se cristiani. I cristiani venivano individuati anche per come erano vestiti. Gli assalitori prima di sparare gridavano in swahili: ‘Non abbiamo paura della morte, questa sarà una buona Pasqua per noi'”.

In questo caos di sangue e delirio pseudo-religioso gli studenti non hanno fatto distinguo di fede, e quelli musulmani hanno aiutato quelli cristiani. Come ha raccontato un altro sopravvissuto, Ahmed Youssouf, dice che si trovava all’interno della moschea dell’università con altri compagni musulmani quando è iniziato l’assalto.

“Ad un certo punto i ragazzi cristiani hanno iniziato a riversarsi nella moschea alla ricerca di un rifugio e noi li abbiamo nascosti. Molti di loro poi sono riusciti a scappare e a raggiungere il cancello dell’università”.

 

(Foto Ap)