La battaglia della vedova Tito Contro la miseria, per i ricordi

Pubblicato il 27 Febbraio 2006 - 12:00 OLTRE 6 MESI FA

da: Corriere della Sera

Da pochi giorni il riscaldamento ha ripreso finalmente a funzionare in un piccolo appartamento statale di Dedinje, al 65 di Bulevar Mira, zona residenziale di Belgrado. E un gruppo di operai sta studiando come bloccare le infiltrazioni di umidità e di pioggia dal tetto. È una notizia, perché sotto quel tetto malconcio vive la «prima vedova» di Jugoslavia: Jovanka Broz, 81 anni, per 28 moglie di Tito. L’ ultima. «Ma non era morta tanto tempo fa?» hanno chiesto, sorpresi, funzionari di governo trenta-quarantenni ai giornalisti che chiedevano spiegazioni sull’ infelice declino della «Signora Tito». No, l’ ottantenne Jovanka, considerata un tempo una delle tre donne più belle nella storia dell’ umanità, dopo Nefertiti e Marilyn Monroe, non è morta. E’ sopravvissuta, senza clamori e senza denaro, all’ insofferenza dei successori del marito che poco dopo la morte del presidente, il 4 maggio 1980, l’ hanno relegata in una cadente casa di proprietà pubblica, attrezzata con il minimo indispensabile. Come una qualunque pensionata senza diritti. Proprio lei, che per oltre un quarto di secolo si era occupata, senza risparmio di energie e di soldi, delle quaranta residenze del consorte sparse per la Jugoslavia. Proprio lei che, appena ventottenne, aveva accettato di sposare l’ uomo più potente del Paese, giunto al suo sessantesimo compleanno e al suo terzo o quarto matrimonio. Un’ altra, al suo posto, avrebbe finito per regolare i conti, in banca e in piazza, vendendo a caro prezzo dettagliate memorie. Ma Jovanka, come sanno bene i giornalisti e gli editori locali, è una vedova di ferro: non parla, non apre…

Leggi l’articolo originale