Somalia, l’appello via fax dei marinai sequestrati: “Liberateci dai pirati”

Pubblicato il 23 Maggio 2011 - 11:57 OLTRE 6 MESI FA

PROCIDA – “Viviamo in una situazione tragica con scarsità di cibo, acqua e combustibile. I medicinali sono finiti e siamo in pericolo di vita”. E’ un messaggio di disperazione quello giunto via fax dai marinai procidani della Savin Caylyn, la nave nelle mani dei pirati somali dall’8 febbraio.

I due italiani rimasti a bordo sono il comandante Giuseppe Lubrano Lavadera, e il direttore di macchina Antonio Verrecchia, che hanno telefonato alle famiglie in Italia. All’interno della nave vi erano in tutto 22 marittimi, 17 indiani e 5 italiani: il 18 maggio sono stati trasferiti a terra tre degli italiani ostaggi.

Il primo ufficiale di coperta Eugenio Bon, l’allievo di coperta, Gianmaria Cesaro e il terzo ufficiale di coperta, Crescenzo Guardascione sono stati sbarcati e trasferiti in un luogo sconosciuto nell’entroterra somalo, in un’area inaccessibile e pericolosissima per la presenza di bande armate e miliziani islamici.

Il fax termina con un appello: “Ci appelliamo alla vostra pietà e a quella del popolo italiano, soprattutto del nostro Governo”. La circostanza del rilascio a terra, smentita dal sindaco di Procida (l’isola da cui è partito l’equipaggio) è stata invece confermata dalla lettera: “L’amara realtà è che che il negoziato è bloccato da più di due mesi quindi il gruppo dei pirati, per aumentare la pressione, ha trasferito tre nostri connazionali a terra, con evidente pericolo per la loro vita”.