L’ex mette le sue foto osé su Facebook, lei si uccide

Pubblicato il 25 Febbraio 2010 - 12:01 OLTRE 6 MESI FA

Il suo ex fidanzato aveva messo su Facebook le foto di lei nuda: la donna, per paura di finire nelle galere di Dubai, si uccide. Ora, a Cardiff in Gran Bretagna è iniziato il processo: la vittima è Emma Jones un’insegnante inglese di 24 anni che lavorava all’International School di Choueifat ad Abu Dhabi. Stando a quanto è emerso nell’udienza di mercoledì 24 febbraio, le circostanze esatte della sua morte potrebbero in realtà non essere mai chiarite completamente.

In aula la madre della Jones Louise Rowlands, ha accusato apertamente l’ex della figlia, Jamie Brayley, del procurato suicidio: «Ha messo una chiavetta nel computer di Emma e ha copiato alcune sue foto osé, mettendole poi su Facebook. Un uomo che lavorava nella scuola di mia figlia le ha viste e lei mi ha detto che temeva di venir accusata di prostituzione, perché con quest’uomo non andava d’accordo».

«Piangeva mentre me lo raccontava ed era una cosa che mi spezzava il cuore – prosegue la madre Louise Rowlands – . Le ho detto che la situazione non poteva essere così brutta e di tornare a casa, ma lei mi ha detto che non poteva lasciare il paese e che l’avrebbero sbattuta in prigione. Per questo si è uccisa».

Una ricostruzione che, però, Brayley ha categoricamente smentito, definendola «di pura fantasia». L’uomo ha sì ammesso di aver usato il computer della Jones, ma ha negato di aver scaricato alcunché, a maggior ragione delle foto di lei in pose compromettenti «perché Emma non mi ha mai mandato delle immagini indecenti, non era affatto nel suo carattere». Sebbene le autorità di Abu Dhabi abbiano escluso l’omicidio, il mistero introno alla morte di Emma Jones restano. Emma aveva il passaporto nella tasca dei jeans e le valigie fatte quando è stata ritrovata morta sul pavimento di casa dalla sua coinquilina.

«Per qualche motivo, Emma temeva di essere sul punto di venire arrestata e sbattuta in prigione – ha spiegato alla corte il medico legale Thomas Atherton – e perciò si era resa conto che la soluzione migliore fosse quella di lasciare Abu Dhabi e tornare in Gran Bretagna. Ecco perché aveva preparato i bagagli e aveva il passaporto in tasca. Non mi sembrano comportamenti di una persona che stesse contemplando il suicidio. Penso, piuttosto, che Emma possa aver bevuto accidentalmente il detergente, scambiandolo per acqua, dato che la bottiglia era senza etichetta».

Il medico ha quindi emesso un verdetto “aperto”  ed ha aggiunto di non ritenere il signor Brayley responsabile della morte della Jones. L’autopsia ha confermato che la morte è stata provocata dall’assunzione di una sostanza velenosa.