TRIPOLI – La Libia accusa la UE per le morti di migranti in mare: la flottiglia navale è ritenuta responsabile di aver provocato in un solo giorno cento annegamenti di persone i cui corpi sono approdati sulla spiaggia. La flottiglia navale sostenuta dall’UE – di stanza nel Mediterraneo per salvare i migranti che tentano la traversata e poi li traghetta per il resto del percorso verso l’Italia – è stata accusata di un forte aumento del flusso.
Solo la scorsa settimana più di 13.000 migranti sono stati salvati su pericolose imbarcazioni da pesca e gommoni e si stima che 1.000 siano annegati. Domenica, almeno 117 corpi, tra cui 75 donne e sei bambini, sono stati rinvenuti nei pressi di Zuwarah, nella Libia occidentale, la porta principale che consente ai migranti di accedere al mare.
Le autorità sono incerte sulla data e la modalità del decesso ma Mohammed al-Mosrati, un portavoce della Lybia’s Red Crescent, organizzazione di beneficenza, ha detto che i corpi non erano “decomposti”, pertanto sono annegati nei due giorni precedenti. Secondo Bahaa Al Kwash, altro lavoratore della Red Crescent, sono stati trovati morti anche dei bambini tra i sette e i dieci anni.
“E’ molto doloroso, e le cifre sono molto elevate” ed ha aggiunto nessuno indossava i giubbotti di salvataggio, fattogià notato dall’organizzazione sui corpi recuperati nelle ultime settimane. “Si tratta di una rete transfrontaliera di contrabbandieri e trafficanti, e per combattere questo fenomeno c’è la necessità urgente di uno sforzo internazionale”.
Secondo il colonnello della Marina libica, Ayoub Gassim, la Guardia costiera libica giovedì scorso ha trovato un’imbarcazione vuota alla deriva ed ha aggiunto che era probabile si fosse capovolta il giorno precedente e chi la conduceva, sia annegato. L’Operazione Sophia dell’Unione Europea (Forza navale mediterranea dell’Unione europea) si avvale di navi che navigano in acque internazionali pronte a prelevare chi sta cercando di raggiungere l’Europa, così da ridurre la perdita di vite umane e aumentare la sicurezza dei cittadini europei ma al contempo ha lo scopo di individuare, catturare e distruggere le navi ed attrezzature utilizzate o sospettate di essere utilizzate da contrabbandieri e trafficanti di migranti. Ma Mirwan Issam Abudib, il vice comandante della guardia costiera di Zuwarah, ha accusato Bruxelles di provocare l’aumento del numero di migranti annegati. “Accuso la Nato e l’Unione europea per molte di queste morti”, ha detto al Times.
“Le loro navi di salvataggio dell’Operazione Sophia e simili, ora si spingono al limite delle 12 miglia nautiche delle nostre acque territoriali”. “I migranti cercano di imbarcarsi in numero sempre maggiore mentre i contrabbandieri ne approfittano facendoli salire su mezzi che rimangono a galla solo per poche ore”. Dopo la morte di Gheddafi, nel 2011, la Libia è in una situazione caotica, suddivisa in governi e parlamenti rivali e ognuno è supportato da un insieme di milizie e tribù.
Le gang di contrabbandieri hanno approfittato dell’instabile situazione politica per inviare centinaia di imbarcazioni sovraffollate di migranti verso l’Europa. Un funzionario d’aiuto ha detto che le due ultime settimane sono state particolarmente letali poiché i trafficanti hanno utilizzato espedienti rischiosi, barche più grandi ma, rispetto a prima, ancor meno idonee alla navigazione in mare aperto. Federico Soda, che dirige l’International Organisation for Migration’s Mediterranean di Roma, ha affermato che l’aumento dei migranti che tentano la mortale traversata era dovuta “in parte al tempo buono e in parte all’uso di barconi di legno che, rispetto ai gommoni utilizzati lo scorso anno, possono trasportare parecchie persone in più”. William Spindler, un portavoce dell’Agenzia dell’ONU per i rifugiati, ha osservato che i trafficanti ormai escogitano espedienti nuovi e sempre più rischiosi.
Fino alla scorsa settimana non aveva mai sentito parlare di trafficanti che utilizzavano una barca sovraccarica di persone e ne rimorchiavano un’altra senza motore, con a bordo altre centinaia di migranti. La seconda imbarcazione, il 26 maggio, si è capovolta e secondo l’agenzia Onu sono annegate circa 550 persone. Hadi Al Zowaghi, un rappresentante della Red Crescent nella città libica di Sabratha, ha criticato le forze di sicurezza locali per non cercare di fermare il traffico di esseri umani e non riuscire a documentare adeguatamente il numero degli scomparsi. “Erano persone reali, avevano le famiglie. Meritano di avere una degna sepoltura e i loro cari di essere avvertiti”.