Libia, massima allerta in tutte le basi aeree italiane: “Per ora niente rientro coatto”

Pubblicato il 21 Febbraio 2011 - 18:17 OLTRE 6 MESI FA

Ignazio La Russa

ROMA  – In tutte le basi aeree italiane il livello di allarme è massimo per la crisi in Libia dopo che due cacciabombardieri Mirage sono atterrati a Malta.

Una consistente quota di elicotteri dell’Aeronautica militare e della Marina militare ha ricevuto l’ordine di spostarsi verso il sud. Allertati al ”massimo livello di prontezza” gli Stormi dell’Aeronautica militare di Trapani e Gioia del Colle (Bari), da cui partono i caccia che hanno il compito di intercettare velivoli entrati senza autorizzazione nello spazio aereo nazionale. Sia da Gioia del Colle (con gli Eurofighter) che da Trapani (con gli F16), tutti gli equipaggi sono cosi’ pronti a decollare immediatamente, se necessario, per neutralizzare eventuali minacce aeree. Anche la nave della marina militare Elettra e’ stata mobilitata per far fronte alla emergenza creata dalla crisi in Libia, come ha confermato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

“Il livello di attenzione degli aeroporti e dell base aeree può essere modificato, e quindi innalzato, a discrzione del Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica. Questo è stato fatto, ma non è nulla di più di quanto avviene per casi meno eclatanti”. Lo ha detto ad Abu Dhabi La Russa. “Anche gli spostamenti di aerei ed elicotteri – ha aggiunto il ministro – possono essere decisi spontaneamente dal Capo di Stato Maggiore”.

“Ove fosse necessario siamo pronti ad affrontare il problema” del rimpatrio degli italiani dalla Libia, “ma al momento non e’ previsto un rimpatrio coatto dei nostri connazionali”.

La Libia è davvero sull’orlo della guerra civile? Com’è la situazione a Tripoli? L’Ambasciata italiana a Tripoli ha reiterato il suggerimento di lasciare il Paese ai connazionali a vario titolo residenti o temporaneamente presenti nel Paese.

Ecco il racconto degli italiani rientrati. Apparentemente tranquilla di giorno, movimentata di sera con spari e urla provenienti dalla strada. Scorre così a Tripoli, secondo quanto hanno riferito alcuni italiani rientrati dalla Libia con un volo di linea atterrato a Fiumicino, la giornata nella capitale. Stando alle testimonianze dei nostri connazionali, per lo più lavoratori o famiglie di dipendenti di ditte anche straniere, Tripoli fino a qualche ora fa ha offerto ”due facce” di sé che disorientano cosi’ chi la osserva da fuori

. ”Esco la mattina e vedo gente che fa tranquillamente la spesa, oppure giovani studenti che vanno a scuola. Quando rientro in casa – racconta Elisabetta Gambini, romana, un bimbo di 3 anni, moglie di un dipendente della Ericsson – sento la mia vicina che parla di mercenari pro Gheddafi che se ne andrebbero in giro a tagliare le mani degli oppositori del regime. A mente fredda – ha aggiunto – mi sembrano leggende metropolitane, perche’ poi non ne hai riscontro quando esci per strada”.

Di colpi d’arma da fuoco, cassonetti bruciati e sassi per la strada, ha invece parlato Alberto Carta, di Perugia, panificatore di mestiere e tornato in Italia per un lutto in famiglia. ”Dal mio albergo, situato in prossimita’ di una stazione di Polizia, ho sentito spari di sera e urla di giovani. Mi e’ poi parso di capire che siano stati lanciati dagli agenti anche dei lacrimogeni, ma non li ho visti direttamente. Soltanto questa mattina, lasciando l’hotel per recarmi in aeroporto, ho visto che nel raggio di 500 metri intorno al mio albergo, c’erano a terra molti sassi e i cassonetti risultavano parzialmente bruciati. Lungo il percorso fino allo scalo aereo di Tripoli – ha poi aggiunto – ho notato alcune persone in borghese e armate di mitragliette, probabilmente agenti del regime, che si limitavano a controllare la situazione. Da quello che ho potuto capire, non sembrerebbe un Paese sull’orlo di una guerra civile”.