Rimorchiatore bloccato in Libia, la famiglia del comandante: “Lo Stato che sta facendo”

Pubblicato il 21 Marzo 2011 - 21:09 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il mare, per Luigi Chiavistelli, è sempre stato la più grande passione. Padre di tre figli, sposato, 46 anni, di Gaeta, è il comandante dell’Asso 22, rimorchiatore da giorni bloccato in Libia.

La moglie Maria, la notizia di quanto successo l’ha appresa dalla tv. ”Non riuscivo a crederci”, dice con un filo di voce. Poi, la conferma. E l’attesa. Parla di ”ore bruttissime” e di una ”terribile paura, di non rivederlo più”.

Nel pomeriggio di domenica 20 marzo l’armatore, titolare attraverso l’azienda Augusta off shore, ha rassicurato la famiglia del comandante. ”Ci hanno detto che stanno bene, che per il momento è tutto sotto controllo. Ma la paura resta”, dice Maria.

In tutta questa storia, però, c’è anche un pizzico di rabbia. Cosimo, 23 anni, il figlio del comandante Chiavistelli, lo dice senza riserve: ”Nessuno del ministero degli Esteri ci ha avvisato e ci tiene informati. Nessuno dello Stato italiano si sta preoccupando di noi. Tutto quello che sappiamo, lo veniamo a sapere dalla tv e qualche informazione dall’armatore. Poi, più nulla”. Ed ancora, ”tutto questo si poteva evitare, si doveva evitare. Quanto successo non sta né in cielo né in terra”.

L’ultima volta che il comandante del rimorchiatore ha avuto contatti con la sua famiglia è stato sabato 19 marzo. ”Ci siamo primi sentiti venerdì sera – racconta la moglie – era tranquillo, sereno. Poi mi ha richiamato sabato mattina e mi ha detto che dovevano entrare nel porto di Tripoli. Non mi ha detto se stavano già in navigazione, ma anche in quella occasione mi è sembrato tranquillo”.

Poi, da sabato mattina, la voce del marito non l’ha sentita più. E così, da quell’ ultima telefonata ”in questa casa abbiamo smesso di vivere. Trascorro le mie giornate incollata alla televisione – aggiunge – e nella speranza che squilli il telefono e che senta di nuovo il mio Luigi”.

Il comandante era ritornato a lavorare per l’Augusta off shore a gennaio scorso. Per tre anni aveva smesso di navigare in giro per il mondo, aveva deciso di dedicarsi a un’attività in proprio, nel settore dei motopescherecci. Poi, il ritorno con l’armatore.

Prima un viaggio in Italia, poi qualche giorno a casa e poi il 10 marzo scorso la partenza per la Libia. Ha tre figli, Luigi, di 23, 21 e 10 anni. Ed è proprio il primogenito, Cosimo, che in queste ore è il più arrabbiato. ”Si ha idea di quello che stiamo passando? – dice – Non credo, e nessuno se lo chiede nemmeno. Possibile che noi dobbiamo essere informati dalla televisione e dai giornali? Lì, su quel rimorchiatore, c’è nostro padre. E a questo punto ci chiediamo: lo Stato italiano che sta facendo?”.