Libia, Gheddafi: “Offensiva Nato come quella di Hitler”. Intanto respinge i ribelli fino a Ras Lanuf

Pubblicato il 29 Marzo 2011 - 10:03 OLTRE 6 MESI FA

Muammar Gheddafi

TRIPOLI –  “Un‘offensiva barbara” in Libia paragonabile “a quella di Hitler in Europa”: Muammar Gheddafi manda un messaggio a Usa, Francia, Gran Bretagna e Germania. “Bloccate la vostra barbara e ingiusta offensiva contro la Libia”, afferma il leader libico nel messaggio, pubblicato dall’agenzia ufficiale Jana. ”Lasciate la Libia ai libici, state conducendo un’operazione di sterminio di un popolo in sicurezza e distruggendo un paese in sviluppo”, aggiunge il colonnello.

Una quarantina di paesi partecipano oggi, 29 marzo, a Londra alla prima riunione del ‘gruppo di contatto’ sulla Libia, che ha il compito di ”pilotare sul piano politico’ l’operazione internazionale, il cui comando è affidato alla Nato, e di preparare il ”dopo-Gheddafi”.

Intanto i ribelli libici sono stati respinti prima verso Ben Jawad, a 150 km da Sirte, e poi persino via dalla stessa Ben Jawad. “Siamo stati colpiti dalle forze di Gheddafi, quindi siamo arretrati”, ha detto un ufficiale ribelle, Hamad al-Awani, alla testa di un gruppo di ribelli che presidia ora Ben Jawad.

Le forze fedeli al leader libico hanno utilizzato “razzi, granate, armi pesanti” per costringere gli insorti, che erano arrivati a qualche decina di chilometri da Sirte, alla ritirata da un’area – quella sulla strada verso la roccaforte di Gheddafi – in cui in molti villaggi parte della popolazione è fedele al governo.

Gli insorti hanno anche deciso di fare rastrellamenti casa per casa a Ben Jawad alla ricerca di filo-Gheddafi che si sarebbero annidati nelle abitazioni abbandonate nei giorni scorsi dalla popolazione. Lo ha constatato l’Ansa. Un anziano era giunto sul posto dove si raccolgono i volontari chiedendo aiuto perché ”nelle case ci sono infiltrati”.

Secondo l’inviato della Bbc, centinaia di macchine con a bordo i rivoluzionari stanno lasciando Ben Jawad e si dirigono a est, verso Ras Lanuf.

Secondo gli ultimi ragguagli da fonti mediche presenti sul posto, le forze fedeli a Gheddafi hanno ucciso almeno 142 persone e ne hanno ferite oltre 1.400 nel corso della loro offensiva contro gli insorti a Misurata, ad est di Tripoli. ”Dal 18 marzo scorso, abbiamo ricevuto in ospedale 142 morti”, ha indicato un medico, che ha chiesto l’anonimato. ”Non riusciamo piu’ a contare i feriti. Ma hanno superato la cifra di 1.400, di cui 90 gravi”, ha aggiunto. La fonte ha rivelato che una nave turca e’ attesa in porto in giornata per prelevare una cinquantina di feriti. Un testimone sentito dalla Cnn ha dichiarato che a Misurata sarebbe in corso una “carneficina”.

Tre unità navali libiche sono state attaccate ieri sera nel porto di Misurata da navi ed aerei della VI flotta Usa nell’ambito dell’ operazione ”Odyssey Dawn”. Le forze navali ed aree americane sono intervenute – informa un comunicato della VI Flotta – dopo che una nave da pattugliamento libica, la ”Vittoria” e due unità più piccole avevano aperto il fuoco contro una nave mercantile. La ”Vittoria”, una imbarcazione da 12 metri, è stata colpita con missili Maverick AGM-65F e ”resa inoffensiva”. Colpite da missili anche le altre due unità libiche. Una di esse è stata distrutta, l’ altra è stata abbandonata dall’ equipaggio. Il Comando dell’ operazione ”Odyssey Dawn” è a bordo dell’ ammiraglia americana ”USS Mount Whitney”. Il Joint Force Command Nato di Napoli dovrebbe nei prossimi giorni assumere il comando totale delle operazioni in Libia

L’Unione Africana avrebbe dovuto partecipare al vertice del gruppo di contatto, ma un portavoce del ministero degli Esteri britannico ha spiegato che l’Ua diserterà l’incontro, anche se nono sono state specificate le ragioni della scelta.

Di Gheddafi ha parlato oggi anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un intervista a Clas Cnbc e Class news: “Speriamo che Gheddafi e il suo entourage capiscano che gli è ormai impossibile governare il paese, ha detto il Capo dello Stato. Non ha più la legittimazione internazionale per questo noi speriamo fermamente che ci siano nuove forze in Libia per assicurare un nuovo governo, più aperto e più disponibile a soddisfare le aspirazioni di liberà e giustizia della gente libica”.

In Libia gli Stati Uniti “hanno fatto il proprio dovere”, ora il loro contributo si ridurrà quando il comando passerà alla Nato. Lo ha detto il presidente Usa Barack Obama in un discorso tvalla nazione, in cui ha aggiunto che l’obiettivo “ampio” degli Stati Uniti è quello di una Libia “che appartiene non ad un dittatore ma al suo popolo”. Il presidente Usa ha anche sottolineato che gli Stati Uniti “non si possono permettere” di commettere gli stessi errori dell’Iraq, “dove la transizione è durata otto anni” nel tentativo di rovesciare il regime di Gheddafi. “Per coloro che dubitavano sulla nostra capacità di portare a termine questa operazione, voglio essere chiaro: gli Stati Uniti d’America hanno fatto quello che avevano detto che avrebbero fatto. Questo non significa che il nostro lavoro sia completato. Oltre alle nostre responsabilità nei confronti della Nato lavoreremo con la comunità internazionale per fornire assistenza al popolo libico, a coloro che necessitano cibo e assistenza medica. Tuteleremo gli oltre 33 miliardi di dollari del regime libico che abbiamo congelato in modo che siano disponibili per la ricostruzione della Libia. Dopo tutto, quel denaro non appartiene a Gheddafi o a noi. Appartiene al popolo libico e faremo in modo che lo riceva”.

Ma il futuro non appare certo semplice: “La transizione che conduce a un governo legittimo che risponda alle aspettative del popolo libico sarà un compito difficile, ha aggiunto Obama, e anche se gli Stati Uniti faranno la loro parte per fornire il loro aiuto, è un compito che toccherà all’intera Comunità internazionale e soprattutto al popolo libico”, ha sottolineato il presidente americano. “Anche dopo la partenza di Gheddafi, quaranta anni di tirannia lasceranno la Libia colpita e senza istituzioni civili forti”.

Il discorso di Obama era stato preceduto, lunedì sera, da una videoconferenza tra lo stesso presidente americano, il presidente francese Nicolas Sarkozy, il premier britannico David Cameron e la cancelliera tedesca Angela Merkel. I quattro hanno discusso della situazione in Libia e dei piani in vista del vertice in programma martedì a Londra. L’altro grande Paese protagonista della coalizione, vale a dire l’Italia, non è stato invitato alla videoconferenza. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, intervistato su La7, ha detto che nella videoconferenza “non si sta decidendo niente e l’Italia non soffre affatto di sindrome da esclusione”.

In precedenza sul fronte diplomatico si era registrato l’intervento della Russia. Per Mosca l’intervento della coalizione nella guerra civile non è stato autorizzato dalla risoluzione 1973 del consiglio di sicurezza. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov: “Noi consideriamo che l’intervento della coalizione in quella che è essenzialmente una guerra civile interna non è stato autorizzato dalla risoluzione del consiglio di sicurezza dell’Onu”, ha dichiarato il capo della diplomazia russa, ribadendo comunque che la difesa della popolazione civile “resta la nostra priorità”. La decisione della Nato di assumere il comando delle operazioni in Libia rispetta la risoluzione 1973 del consiglio di sicurezza dell’Onu ma il suo unico mandato – ha aggiunto Lavrov – deve essere quello di proteggere la popolazione civile.

Intanto, dopo la formalizzazione del passaggio alla Nato del comando di tutte le operazioni militari legate al rispetto della risoluzione 1973 dell’Onu, ovvero l’embargo, l’istituzione della no-fly zone e la protezione dei civili dagli attacchi delle truppe governative, la Turchia si offre come mediatore per raggiungere “prima possibile” un cessate il fuoco tra le parti per evitare che la Libia si trasformi in un nuovo Iraq o Afghanistan. Lo ha dichiarato in un’intervista al britannico Guardian il premier turco Recep Tayyip Erdogan, che ha rivelato come siano già in corso contatti con i delegati di Gheddafi ed esponenti del Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi. Erdogan riferisce che la Turchia, in accordo con la Nato, sta per assumere il controllo del porto di Bengasi per la gestione degli aiuti umanitari.

Redazione online