Libia, i primi raid con le bombe dei tornado italiani

Pubblicato il 28 Aprile 2011 - 21:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sono cominciati i raid dei Tornado italiani armati di bombe sulla Libia. Intorno alle 10.30 almeno una coppia di Tornado IDS (Interdiction and Strike) è decollata dalla base di Trapani Birgi, scortata da due Eurofighter, per la prima missione finalizzata a neutralizzare, come ha detto ieri in Parlamento il ministro della Difesa Ignazio La Russa, ”specifici e selezionati obiettivi militari” o anche ”che rappresentino una chiara e immediata minaccia o pericolo”.

Una missione, durata un paio d’ore (e che si è svolta proprio mentre un caccia F-16 ha avuto un ”inconveniente tecnico” che ha reso impraticabile la pista principale di Birgi per 90 minuti), su cui la Difesa mantiene il riserbo: nessun particolare sul tipo di velivoli impiegati, sull’armamento eventualmente utilizzato, sugli obiettivi che sarebbero stati colpiti e dove.

Secondo quanto si è potuto apprendere, tuttavia, ai Tornado – messi ieri a disposizione della Nato e subito ‘taskati’ per la prima missione, insieme alla coppia di Eurofighter con compiti di copertura – sarebbero stati assegnati dei target nell’area di Tripoli (secondo alcune indiscrezioni si tratterebbe invece di Misurata), dove si trovano i centri di comando e controllo che costituiscono, in questa fase dei combattimenti, l’obiettivo più pagante nell’ottica dei pianificatori dell’Alleanza.

Infrastrutture sensibili, come depositi di munizioni, che possono essere colpite ”con efficacia” dai missili Storm Shadow montati sui Tornado Ids: missili di precisione a lungo raggio (fino a 250 chilometri), a testata convenzionale, utilizzabili di giorno o di notte, in diverse condizioni operative e climatiche.

Secondo altre fonti, però, i Tornado IDS italiani sarebbero partiti per questa loro prima missione in Libia armati di bombe di precisione meno potenti (e meno costose), destinate a neutralizzare anche mezzi corrazzati e blindati. Si tratta delle sofisticate GBU-32 JDAM (Joint direct Attack munition) a guida Gps, in grado di colpire uno o più target a 15 miglia di distanza, e delle GBU-16 ‘Paveway’, che grazie a un sistema computerizzato sono in grado di dirigersi con ”elevata precisione e ridotti margini di errore” verso l’obiettivo illuminato da un fascio laser che parte dallo stesso velivolo.

Le fonti spiegano che ”la missione è stata compiuta” e che gli ”obiettivi selezionati sono stati neutralizzati”, ma non ci sono conferme ufficiali. Il ministro La Russa si è limitato a dire che ”ieri sono stati forniti gli assetti aerei alla Nato e sarà eventualmente sempre la Nato a dare informazioni sulle missioni”.

Ma da Bruxelles, dove un portavoce dell’Alleanza Atlantica ribadisce la soddisfazione per ”il contributo italiano” alle operazioni in Libia, come di consueto non viene fornito alcun dettaglio ”per nazionalità” sulle attività svolte. Anche a Napoli, dove si trova il quartier generale della Nato che coordina le missioni di ‘Unified Protector’, bocche cucite: domani si terrà un briefing di aggiornamento sull’andamento delle operazioni in Libia, ma è improbabile che si entri nel merito delle singole missioni.

In serata, lo Stato maggiore della Difesa – dopo aver precisato che nell’ultima settimana sono state 38 le missioni di ricognizione compiute dai Tornado e dagli Eurofighter – non ha aggiunto particolari, confermando soltanto che oggi ”hanno iniziato a partecipare alle operazioni aeree a protezione della popolazione civile le nuove configurazioni idonee ad assolvere gli ulteriori compiti assegnati dalla Nato”.

E mentre i raid dei Tornado armati da oggi si succederanno con una media di un paio al giorno, a Bengasi sono arrivati i primi 10 istruttori militari italiani destinati ad operare, insieme a 10 britannici e 10 francesi, ”a sostegno del personale libico del costituendo comando operativo del Cnt”, il Consiglio nazionale transitorio. Saranno inseriti nella struttura militare di comando del Consiglio e agiranno in coordinamento fra loro, con il compito – ha detto la Russa – di ”assistere gli ufficiali del Cnt nei vari settori (personale, operazioni, logistica, comunicazioni, eccetera), al fine di attuare le misure piu’ proprie per proteggere la popolazione civile dagli attacchi delle forze fedeli a Gheddafi”.